"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo"

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SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

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Roma, confiscati i beni del narco imprenditore Ancora mafia “cacio e pepe” sulle sponde del Tevere





Roma, confiscati i beni del narco imprenditore

Ancora mafia “cacio e pepe” sulle sponde del Tevere

di Antonio Turri

Ci sono, tra le altre numerose proprietà, due lussuose ville con vista Circeo, nell’immenso patrimonio del valore di 110 milioni di euro, confiscato ieri dal Tribunale di Roma, su richiesta della Direzione investigativa antimafia di Reggio Calabria, all’imprenditore romano Federico Marcaccini, 36 anni, soprannominato nel centro storico della città eterna “Er Pupone. Le due ville sul lungomare di Sabaudia, sono confinanti quel quelle del bel mondo della Capitale: volti noti del mondo del calcio , dello spettacolo, della politica e dell'economia con cui nelle assolate giornate estive gli esponenti della 'ndrangheta "cacio e pepe", dividevano le fatiche dell'oziare.

L’imprenditore Marcaccini era stato arrestato dagli uomini della Dia di Catanzaro il 29 novembre del 2010 con l’accusa di traffico internazionale di stupefacenti. La procura distrettuale antimafia di Catanzaro contestava a 77 persone, tra le quali Mearcaccini, di aver costituito un sodalizio criminale con numerosi trafficanti, tra i quali spiccava il nome di Bruno Pizzita, melitese, legato alle cosche di San Luca in provincia di Reggio Calabria e i capi del clan Pelle di Locri. In particolare il gruppo criminale ricorrendo ai consolidati canali di rifornimento stabiliti con i narcotrafficanti sudamericani, importava a Roma e nel Paese notevoli quantitativi di cocaina.Quello che lascia sconcertati è il fatto che il gli investigatori consideravano il giovane imprenditore romano il finanziatore degli acquisti di notevolissime quantità di cocaina dalle zone di produzione in sudamerica effettuati dai narcotrafficanti della ‘ndrangheta. 
La grandissima disponibilità di denaro di “Pupone”veniva confermata nel dicembre 2011, allorquando lo stesso veniva nuovamente arrestato nella Capitale con il socio "omisiss" dai militari della Guardia di Finanza, per associazione a delinquere finalizzata all’abusivo esercizio di attività finanziaria nonché per falso, truffa ed emissione di fatture per operazioni inesistenti. Il Tribunale di Roma prendendo atto del fondamento del lavoro degli investigatori della Dia e dei magistrati delle Procure antimafia di Reggio Calabria e Roma ha confiscato l’immenso patrimonio all’immobiliarista romano in affari con le ‘ndrine di San Luca ,di Locri e con il narcotrafficante internazionale Bruno Pizzata, considerata anche la evidente sproporzione tra il non elevato reddito dichiarato dal Marcaccini ed il valore dei beni nei fatti posseduti personalmente o attraverso prestanome

Nel ricco paniere delle proprietà accumulate illecitamente da quest’ultimo,cosi come stabilito con il provvedimento di confisca del Tribunale di Roma, figurano le quote sociali di 32 società di capitali; di cui 26 con sede a Roma; quattro in provincia di Roma e due a Latina, operanti rispettivamente nel settore immobiliare (21 società); edilizio (4 società) alcune nel settore ambientale e tecnologico, 3 società nella conpravendita di autoveicoli, e una per la gestione dei servizi aeroportuali. Sono stati confiscati 1 milione e mezzo di euro e orologi e gioielli di notevole valore. Tra i beni immobili di maggior pregio e valore di mercato figurano, a Roma, anche l’immobile affittato alla società che gestisce lo storico teatro Ghione, in via delle Fornaci (la società affittuaria è risultata completamente estranea ai fatti, ndr); una palazzina con 10 unità immobiliari in via Ripetta; due alberghi di Taormina ed una serie di villette ed appartamenti situati a Fabrica di Roma, Mentana e Rignano Flaminio. La vicenda si inquadra in quel progressivo avanzamento dell’agire delle mafie come sistema economico,politico e culturale capace di contaminare e far si che si possa diventare organici alla ‘ndrangheta pur essendo nati nel quartiere “testaccio” o San Basilio di Roma. 

La Capitale resta uno degli obiettivi delle mafie non più solo per quanto attiene il riciclaggio del denaro sporco ma anche per quanto attiene il traffico degli stupefacenti. E non solo.

Fonte: Liberainformazione.org 27 Giugno 2012

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