IN DIFESA DEL MARESCIALLO
GERARDO D'ARMINIO.
CONTRO LA RETORICA DA
GUAPPARIA E LA DIFFAMAZIONE
Dalla Redazione del Presidio
La storia di G.D'Arminio Vittima Innocente della camorra CLICCA QUI |
Quello che accadde quel 5 gennaio è accertato e ricostruito, ed è importante ricordarlo:
mentre il maresciallo stava comprando una bicicletta al figlio Carmine di quattro anni, che aveva per mano, fu colpito mortalmente da proiettili sparati da una “500” gialla.
Qualche giorno dopo si costituì il minorenne Enzo Moccia: ammise di aver commesso l’omicidio, ma senza l’aiuto dei fratelli Angelo e Luigi; avrebbe infatti – secondo la sua versione- preso la lupara a casa e, dopo una colluttazione verbale con il rivale Luigi Giugliano, sparato proiettili indirizzati allo stesso ma che accidentalmente colpivano il maresciallo. La versione però non fu creduta dagli inquirenti, che in un primo momento ipotizzarono anche il concorso nell’omicidio dei suoi fratelli Luigi, e Angelo Moccia. Accusa poi caduta. Tuttavia l’ipotesi di reato nei confronti del giovane Enzo, fu da subito , secondo il procuratore della Repubblica Martusciello, quella di omicidio volontario e premeditato.
Come riporta anche la stampa dell’epoca, l’omicidio aveva un significato punitivo, serviva per porre fine a quella che veniva vista come l’arroganza dell’intuito del maresciallo che si rendeva pericoloso occupandosi da subito del traffico di tabacco; ma aveva anche un valore simbolico, ovvero mostrare – attraverso quell’omicidio- il prestigio di certa retorica criminale, espressione di una sottocultura da “guapperia”.
Comunque sia, quel gesto criminale pose fine alla vita di un padre, e all’avanzamento professionale del maresciallo che aveva lasciato il suo paese natale, Montecorvino Rovella (SA) a vent’anni ed era diventato maresciallo maggiore non per anzianità, ma per meriti acquisiti sul campo.
Prima a
Palermo, dove da subito si era occupato di Mafia e poi, negli anni
’70, dei traffici della “via del tabacco” analizzando connessioni
eventuali con i traffici di stupefacenti.
Ormai le organizzazioni criminali, rispetto a quegli anni hanno mutato la retorica, si sono imborghesite e, spesso, sono divenute anche più pervasive con certa collusione politica. L’invisibilità di certa mafia rende più difficile localizzarla, riconoscerla. Non hanno più bisogno di impugnare solo le lupare per ottenere potere e consenso.
Lapide di marmo situata ad Afragola in piazza Gianturco, luogo in cui fu assassinato il Maresciallo Gerardo D'Arminio |
Ricordare questa vicenda,
oggi, ha quindi un duplice valore.
Serve sia per ricordare l’importanza del gesto del maresciallo D’Arminio, assolutamente sconosciuto alla stragrande maggioranza delle nuove generazioni, proprio perché nella nostra città “smemorata”, non c’è mai stata una vera cultura dell’antimafia, sia per invocare una dimensione sociale e collettiva dove certi valori democratici riescano a decostruire quella sottocultura da guapperia. Cambiare la mentalità è il primo passo per cambiare le cose. Ma serve, soprattutto, oltre che a livello morale, proprio a livello politico: difendere il simbolo serve per schierarsi, per prendere posizione!
Serve sia per ricordare l’importanza del gesto del maresciallo D’Arminio, assolutamente sconosciuto alla stragrande maggioranza delle nuove generazioni, proprio perché nella nostra città “smemorata”, non c’è mai stata una vera cultura dell’antimafia, sia per invocare una dimensione sociale e collettiva dove certi valori democratici riescano a decostruire quella sottocultura da guapperia. Cambiare la mentalità è il primo passo per cambiare le cose. Ma serve, soprattutto, oltre che a livello morale, proprio a livello politico: difendere il simbolo serve per schierarsi, per prendere posizione!
La stessa retorica criminale oggi si è imborghesita: si è trasformata in un sottile tentativo di delegittimazione, di continua diffamazione: far passare l’idea, insomma, che siamo tutti collusi, che tutti condividiamo le stesse strategie criminali, di potere e danaro. E soprattutto che non esista nessuna motivazione di giustizia sociale se non motivata da danaro, invidia, o sete di potere.
Il presidio di Libera Associazioni, Nomi e Numeri Contro le mafie AFRAGOLA - CASORIA è intitolato a Gerardo D'Arminio |
Ecco allora , ancora più forte, il compito di combattere questa retorica criminale sia nella versione da guapperia che in quella imborghesita
Il ricordo di Gerardo D’Arminio
allora non è soltanto un gesto passivo, ma attivo: è la testimonianza che
una cultura, società, e una mentalità diversa anche ad Afragola è
concretamente possibile.
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