INTERVISTA A MARIA SACCARDO - REFERENTE LIBERA Associazioni, Nomi e Numeri contro le mafie.
Presidio Territoriale Afragola. Casoria
La scorsa settimana un
commerciante si è suicidato probabilmente per problemi di usura, cosa serve
oggi alla nostra città per uscire dal tunnel?
L’usura è certamente uno dei più gravi
problemi per una non insignificante parte della comunità afragolese. E’ un atto
criminale che, al fruitore del “prestito”, dà l’illusione di aver trovato la possibilità di risollevarsi da uno stato
di grave necessità, purtroppo invece è il migliore sistema per entrare in un
vortice che alla fine lo stritolerà togliendogli soldi, dignità e talvolta
persino la vita.
Tutto
ciò anche perché le banche che non si creano scrupoli nel sostenere operazioni
finanziarie con i clan camorristici del territorio non concedono, invece, nessuna o ben poche opportunità di
finanziamento agli imprenditori temporaneamente in deficit di liquidità!
Noi sosteniamo che occorra
favorire un’economia legale libera dalle morse della camorra e dal sistema
politico clientelare, assecondare le necessità dei piccoli imprenditori, incoraggiare le loro potenzialità e premiare
tutti coloro che “virtuosamente” riescono a
produrre in modo legale, soddisfacendo i propri bisogni e quelli della
nazione attraverso il pagamento del giusto e ad “un solo Stato”. Purtroppo, a
complicare ulteriormente la situazione, contribuirà, nel tempo anche una
indiscriminata fioritura di punti gioco sul territorio.
Bingo, sale scommesse,
macchinette mangiasoldi installate in ogni dove…, sono veicoli utilizzati anche
per “ripulire” il denaro proveniente da attività illecite e finiranno con
l’aggravare ulteriormente la condizione economico-sociale di questa città.
A che punto è la questione dei beni
confiscati ad Afragola?
Premetto
che il Presidio, fin dalla sua costituzione
ha più volte chiesto all’amministrazione comunale di risolvere il
problema della gestione dei beni confiscati alla camorra, in ottemperanza a
quanto disposto dalla Legge 109/96, e cioè “da restituire alla collettività per
un riutilizzo che abbia finalità sociali”,
non avendo ottenuto nessun risultato concreto.
A
seguito di tale manifestazione il vicesindaco di Afragola, dott. Antonio Pannone,
ci convocò presso la Casa Comunale il 5 giugno successivo per un incontro sul tema
con assessori e funzionari dell’Amministrazione. Erano presenti all’ incontro il
referente provinciale e il responsabile nazionale per i beni confiscati di
Libera.
In
quella sede il vicesindaco dichiarò di voler riunire, a breve termine, una conferenza
di servizi, alla quale ci chiedeva di partecipare, onde poter risolvere presto
e bene la questione. Da quel giorno, lontano ben 9 mesi, l’Amministrazione
Comunale non ci ha più convocati e
sembra aver di nuovo perso traccia di tutta la “materia”! Noi, ovviamente,
continuiamo a seguire questa “storia”. Il mese scorso i responsabili di Libera,
presenti all’ incontro di giugno, hanno scritto al Sindaco e al Prefetto
ribadendo la necessità e l’urgenza di addivenire a una conclusione. Se,
nonostante ciò, tutto continuerà a tacere ritengo che la prossima mossa sia la
richiesta all’ “Agenzia Nazionale dei Beni Confiscati” della restituzione di
tutti i beni non affidati dal Comune.
Il muro perimetrale del terreno confiscato alla camorra in via Arena è crollato, come si è espressa Libera?
Quest’immagine
è l’ennesimo triste capitolo di una storia senza fine che si perpetua su un
territorio massacrato dal disastro urbanistico; in zone dove la sicurezza è
minacciata continuamente dal mancato rispetto di norme e dove purtroppo la topografia del territorio è disegnata da
decenni di un’aggressiva speculazione edilizia che, annodandosi con interessi politico-criminali, ha generato questa strutturale situazione di
perenne emergenza di sicurezza abitativa. Tale degenerazione è messa in rilievo
solo di sfuggita e in modo superficiale dai media, che mostrano un certo
interesse alla cosa soltanto quando ci “scappa” il morto, come nel luglio del
2010, quando il crollo di una palazzina in via Calvanese, causò tre vittime.
Ma c’è di più. L’episodio in questione racconta anche l’assenza di una cultura della legalità ovvero dell’indifferenza che colpisce trasversalmente la classe politica locale. Quel muro infatti appartiene alla recinzione del perimetro di un bene confiscato alla criminalità e, come tanti altri beni sottratti alla camorra, è stato affidato all’amministrazione comunale perché, ai sensi della Legge 109 del 1996, sia riutilizzato per fini sociali. E questo, come degli altri beni inutilizzati, abbandonati al disfacimento, divenuti discariche a cielo aperto o soggetti ad occupazioni abusive, il Presidio territoriale di Libera Afragola-Casoria lo ha pubblicamente denunciato e documentato anche con foto e filmati.
Ma c’è di più. L’episodio in questione racconta anche l’assenza di una cultura della legalità ovvero dell’indifferenza che colpisce trasversalmente la classe politica locale. Quel muro infatti appartiene alla recinzione del perimetro di un bene confiscato alla criminalità e, come tanti altri beni sottratti alla camorra, è stato affidato all’amministrazione comunale perché, ai sensi della Legge 109 del 1996, sia riutilizzato per fini sociali. E questo, come degli altri beni inutilizzati, abbandonati al disfacimento, divenuti discariche a cielo aperto o soggetti ad occupazioni abusive, il Presidio territoriale di Libera Afragola-Casoria lo ha pubblicamente denunciato e documentato anche con foto e filmati.
Ma si è già detto delle risposte, anzi delle non-risposte ricevute
dagli Amministratori del Comune.
Fonte: Settimanale Articolo1 31 Marzo 2013