In una realtà spesso dimenticata dalle istituzioni, aggredita dagli interessi criminali, e da un' allarmante passività sociale; un dibattito pubblico rappresenta sempre una boccata d'ossigeno per la democrazia. Quello tenuto lo scorso 12 aprile, 2012, ad Afragola è stato un incontro particolarmente formativo per la nostra cittadinanza , un dialogo - organizzato dall'associazione Libera- con diverse figure, della magistratura, del terzo settore , dell'associazionismo - per discutere insieme su "il riutilizzo sociale dei beni alla luce del nuovo codice antimafia" . Come è possibile trasformare in modo tangibile il territorio, ridando alla cittadinanza quei beni che appartenevano a cosche mafiose? Questo era l'interrogativo al centro del dibattito.
Don Tonino Palmese, referente Regione Campaniadell'associazione Libera, ha subito sottolineato l'importanza del tema in questione "Abbiamo vinto, perché innanzitutto siamo qui". Esserci, riuscire cioè a discutere e declinare insieme le diverse sfumature di un problema è già il primo passo di vittoria contro il silenzio omertoso delle mafie.
Il giornalista Marco Di Caterino, in veste di moderatore, ha puntualizzato come proprio sul territorio afragolese, dove ci sono clan camorristici tra i più potenti della geografia criminale campana, la pericolosità consiste proprio nel consenso che riescono ad ottenere sulla popolazione, oltre che dal loro effettivo potere di infiltrazione.
E proprio su questo discorso si è agganciatoilMagistrato della DDA Marco Del Gaudio, sottolineando come il problema non è quello di dare informazioni, di spiegare alla cittadinanza i successi della magistratura, che ci sono stati; ma il vero punto è quello di scardinare quel consenso e quel muro di omertà mafioso, e iniziale un percorso collaborativo con una cittadinanza che deve essere attiva e responsabile rispetto al fenomeno camorristico. Loro sono organizzati, noi non sempre.
Poi, per dare un più ampio respiro al discorso, partendo da un punto giuridico e tecnico, è intervenuto Davide Pati,dirigenza nazionale sui beni confiscati.
figura di spessore all'interno dell'associazione Libera.
Discorso mirato a spiegare il percorso, spesso difficoltoso e tortuoso, che porta all'utilizzazione sociale di un bene confiscato alla mafia.
Dopo essere intervenuto il vicesindaco di Afragola, assicurando che l'amministrazione si sarebbe impegnata a collaborare attivamente con l'associazione, ha risposto Geppino Fiorenza, referente regionale di Libera Regione Campania;marcando invece gli screzi, e le rotture che si erano venuto a creare tra Libera e l'amministrazione comunale.
Infine Maria Saccardo, la referente del presidio Libera Afragola-Casoria, dopo aver ringraziato i diversi rappresentanti delle forze dell'ordine, delle scuole o di altre istituzione intervenute; ha illustrato il lavoro di denuncia dello stato di abbandono dei beni presenti sui comuni di Afragola e Casoria - testimoniato con foto e con mappe che scorrevano sugli schermi mentre proseguivano i diversi interventi. Una mappatura completa dello stato di abbonando dei beni confiscati alla mafia, realizzata sul territorio e mostrata alla cittadinanza, è la dimostrazione lampante di decenni di malgoverno, e di potere di infiltrazione delle mafie. Lo stato di abbandono è allarmante e la gestione è pessima.
Libera, una parola così semplice, un'idea, è riuscita a trasformarsi in un insieme di associazioni, in un contenitore che man mano cresce e trasforma concretamente il territorio aumentando la partecipazione civica, formando una coscienza responsabile sui fenomeni mafiosi. In poco tempo, da semplice idea, Libera è divenuta un un polmone di legalità su territori incancreniti dalla camorra; e come un treno trasforma positivamente il senso di responsabilità civico.
Riuscire a ridare alla cittadinanza, quello che ci hanno tolto i mafiosi, è il segno più evidente di questa rivoluzione democratica.