"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo"

Paolo Borsellino

SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

Voto di scambio, basta la promessa




Voto di scambio, basta la promessa

di Matteo Zola

Una sentenza che potrebbe essere definita storica nell’ambito della lotta alla mafia. La prima corte penale della Cassazione sancisce che il voto di scambio, per essere perseguito, non necessita di soldi o altre utilità, ma basta la promessa che dei soldi verranno dati. Scrive la Cassazione che: 

"è sufficiente la disponibilità a venire a patti con la consorteria 
mafiosa, anche solo nelle forme della promessa reciproca"

La sentenza (32820/12, depositata il 21 agosto) conferma così la condanna di  custodia cautelare in carcere per l’ex segretario comunale di Rivarolo Canavese, comune in provincia Torino.
L’uomo era accusato di aver concluso accordi, tra gli altri, con il gestore di un bar del posto che si impegnava a convogliare sul primo cittadino i voti controllati da componenti della ‘ndrangheta locale, in cambio di 20mila euro per il disturbo.  Il segretario, arrestato su ordine del Gip di Torino nel giugno dello scorso anno, dopo la conferma del Riesame si è rivolto alla Cassazione opponendo il mancato incasso del “premio” (circostanza peraltro pacifica) che secondo la difesa farebbe cadere l’accusa. E invece no.
La Cassazione non solo gli ha dato torto ma lo anche condannato al pagamento delle spese. Scrive ArticoloTre , riprendendo quanto scritto dal relatore della sentenza che pur se è vero che nell’ambito di una formulazione della norma incriminatrice (articolo 416-ter del codice penale, ndr) ritenuta da autorevoli commentatori‘largamente insufficiente se non addirittura velleitaria, non sono mancate interpretazioni variegate ma è ormai prevalente l’opinione secondo cui ‘il reato di scambio elettorale politico–mafioso si perfeziona al momento della formulazione delle reciproche promesse, indipendentemente dalla loro realizzazione, essendo rilevante, per quanto riguarda la condotta dell’uomo politico, la sua disponibilità di venire a patti con la consorteria mafiosa, in vista del futuro e concreto adempimento dell’impegno assunto in cambio dell’appoggio elettorale’”.



Fonte: Narcomafie 29 Agosto 2012

Milano, l’allarme di Nando dalla Chiesa: “Qui la ‘ndrangheta si sente a casa”




Milano, l’allarme di Nando dalla Chiesa: “Qui la ‘ndrangheta si sente a casa”


da Omicron, Il Giorno

Incendi, incendi e ancora incendi. Sempre più attentati danno alle fiamme impianti e strutture comunali a Milano. All’inizio sembravano casi isolati ma i roghi appiccati sono costantemente cresciuti. All’inizio furono i due attentati al centro sportivo comunale «Ripamonti» di via Iseo: il 9 ottobre e il 29 dicembre 2011. Sono poi venuti gli incendi di questo agosto: il 22 le fiamme davanti ad un altro centro sportivo comunale, il «Colombo» di via Cardellino, il 17 agosto i roghi al parco delle Cave, al Bosco in Città e alla caserma Perrucchetti. Troppo, decisamente troppo per non collegare gli attentati tra loro. Ma chi, e a che scopo?
A dare l’allarme è Nando dalla Chiesa, presidente del Comitato antimafia recentemente istituito dal Comune meneghino, che a luglio aveva censito, tra Milano e hinterland, 52 atti intimidatori (a danno soprattutto di attività commerciali) in 18 mesi. Non solo strutture comunali, dunque, ma anche privati. Sono i clan che allungano le mani sulla città:  «Gli incendi di queste settimane — dice il presidente del Comitato antimafia — sono l’ennesimo, indubbio, segnale di una presenza che cerca di condizionare la città. La criminalità organizzata ha uno spazio impensabile a Milano. Qui loro adesso pensano di essere a casa loro».
Non solo, dalla Chiesa lancia anche una richiesta esplicita alle autorità: «Si vada fino in fondo nell’accertare chi siano i responsabili degli incendi di questo mese». Perché questa sollecitazione? «Troppo spesso — spiega dalla Chiesa — gli incendi finiscono con l’essere derubricati a fatti casuali. Pizzerie, automobili, parchi sembrano bruciare per autocombustione. Anche questo — prosegue il presidente del Comitato antimafia — è un segno di una non particolare disponibilità a prendere sul serio i messaggi trasmessi della criminalità organizzata. I settori del commercio e alberghiero sono i più colpiti a Milano, perché è più facile riciclarvi denaro sporco. Avviene lo stesso a Roma, altra grande città commerciale. Ma — sottolinea dalla Chiesa — anche gli atti intimidatori ai centri sportivi non vanno sottovalutati: in Calabria è emerso che diverse società o associazioni sportive rientravano nella galassia della ’ndrangheta».
Quando gli si chiede a quale livello si registri questa «non particolare disponibilità a prendere sul serio» i segnali della malavita, dalla Chiesa risponde: «Non sono in grado di dirlo. So però che gli incendi sono il linguaggio della criminalità organizzata, sono una pratica di intimidazione alla quale i clan ricorrono abitualmente. Dobbiamo renderci conto che in città c’è una presenza composita di organizzazioni criminali e che questi incendi sono una risposta, una reazione al clima di rinnovata legalità che si sta cercando di portare in città attraverso una nuova attenzione alle regole. Perché Milano non è cosa loro ed è ora che se ne vadano».
La critica è non tanto rivolta alle precedenti amministrazioni in quanto tali, ma al diffuso lassismo delle istituzioni locali e nazionali nell’affrontare il problema dell’infiltrazione mafiosa al nord:  «Purtroppo oggi la criminalità organizzata parte con 20 anni di vantaggio rispetto a noi. La politica ha fatto poco per contrastarla, per fortuna ci ha pensato la magistratura». «La criminalità organizzata — conclude dalla Chiesa — non si pone limiti negli obiettivi, sono disposti a colpire ovunque».
Fonte: Narcomafie.it  29 Agosto 2012

Calabria, in fiamme escavatore della cooperativa Valle del Marro Don Pino De Masi, Libera: "Non ci intimidiscono, queste terre sono libere"




Calabria, in fiamme escavatore della cooperativa Valle del Marro


Don Pino De Masi, Libera: 

"Non ci intimidiscono, queste terre sono libere"

Redazione Liberainformazione

Dopo una estate di incendi sui beni confiscati, continuano gli attacchi dei clan contro il riutilizzo sociale di queste terre oggi libere dalle mafie. Questa volta a rimanere danneggiato dalle fiamme l' escavatore della cooperativa Valle del Marro di Libera a Castellace di Oppido Mamertina in Calabria. Mentre i clan provano ad intimidire le cooperative nate su questi beni sono oltre seimila i volontari che da tutta Italia hanno lavorato e trascorso le vacanze su questi terreni oggi simbolo del riscatto dalla violenz e dall' economia mafiosa. Dalla Calabria, il referente di Libera, Don Pino De Masi ha subito fatto sentire la voce dei calabresi onesti e dei tantissimi volontari che ancora in queste settimane sono presenti in Calabria come ne resto del Paese sui beni confiscati. 

"Hanno lanciato una sfida, non vogliono che coltiviamo quel terreno, ma non ci intimidiscono siamo piu' forti, quelle terre sono ormai libere - ha dichiarato Don Pino De Masi.  "E' chiaro che hanno lanciato una vera e propria sfida, dopo l'incendio dello scorso anno e l'incendio all'escavatore che iniziava i lavori proprio sul quel terreno, non vogliono che coltiviamo su quel terreno. Ma sia chiaro che le fiamme non ci intimidiscono, non cederemo, noi siamo piu' forti e niente e nessuno fermera' il riscatto di queste terre". "Confidiamo nella magistratura e nelle forze dell'ordine per individiduare in tempi brevi i responsabili - coninua De Masi. Ai criminali diciamo di farsi una ragione: 
queste terre in Calabria, come in Sicilia, in 

Campania, in Puglia e nel Lazio sono ormai terre libere, 

completamente libere.

Fonte. Liberainformazione.org 29 Agosto 2012 

Una nuova guerra di camorra?





Una nuova guerra di camorra?


dalla Redazione Narcomafie

Una nuova guerra di camorra rischia di insanguinare Napoli. Una faida è già in corso tra le cosche di Scampia e Secondigliano, culminata il 23 agosto scorso con l’omicidio di Gaetano Marino avvenuto a Terracina. Marino sarebbe stato ammazzato per aver tradito il gruppo degli scissionisti che ha relegato in provincia l’ultimo erede della fazione Amato-Pagano. Per aver girato le spalle, cioè, all’ultimo baluardo di resistenza criminale che fa ancora del gruppo Abete-Aprea-Notturno-Abbinante il nocciolo duro di quel che resta del clan degli scissionisti.
Il prefetto di Napoli, Andrea De Martino, ha convocato per giovedì un comitato per l’ordine pubblico che sarà interamente dedicato alla recrudescenza criminale che si sta registrando in città da alcuni giorni. Una mossa, quella del prefetto tesa a prevenire nuove, possibili offensive criminali. L’allarme non si limita a Secondigliano e Scampia ma si estende a tutto il resto dei quartieri del capoluogo campano, scossi da fibrillazioni e allarmi legati ai nuovi assetti che la camorra si sta dando.
Dalle colonne del Mattino era stato il procuratore aggiunto Alessandro Pennasilico (che coordina i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Napoli) a lanciare un allarme rispetto a quello che sta accadendo in città: «Tra Scampia e Secondigliano – aveva dichiarato l’alto magistrato – c’è una situazione preoccupante che si sta delineando da qualche mese e che tende ad aggravarsi . Questo quadro, che disegna uno scenario fluido e continuamente variabile, di per sé difficile da monitorare, comporta il rischio che si scateni un’azione violenta nella quale potrebbero finire coinvolti anche degli innocenti. Un rischio che considero altissimo».
Sullo sfondo, il controllo delle piazze dello spaccio e l’offensiva scatenata contro gli scissionisti dai clan Di Lauro e della Vannella Grassi. Pennasilico aveva anche lanciato un appello anche allo Stato e alle amministrazioni locali: «Ciascuno faccia la propria parte – aveva proseguito – perché non si può chiedere sempre a noi, che interveniamo in una fase repressiva, di risolvere certi fenomeni sociali». Immediata la replica, ieri, del governatore della Campania, Stefano Caldoro. «La Regione Campania è pronta a mettere in campo ogni iniziativa che le autorità di pubblica sicurezza dovessero ritenere necessaria». L’autunno di Napoli si prospetta caldo.

Fonte: Narcomafie.it 27 Agosto2012

Inizia la vendemmia… antimafia




Inizia la vendemmia… antimafia


dalla Redazione Narcomafie

Al lavoro nelle vigne impiantate sui terreni di contrada Graziano Di Giovanna confiscati alla famiglia mafiosa dei Guarneri di Canicattì, in provincia di Agrigento. Sono i volontari giunti da ogni parte d’Italia per la ”Vendemmia antimafia” promossa dall’Arci alla cooperativa ”Lavoro e non solo”. Raccoglieranno l’uva bianca, soprattutto Catarratto e Grillo, destinata a diventare ottimo vino. Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, per laFesta della Repubblica” quest’anno ha voluto sulle tavole del ricevimento proprio i vini ed i prodotti di questa cooperativa. 
Sono una ventina i volontari diLiberArci dalle spine” arrivati da Corleone dove hanno iniziato la raccolta dei meloni gialli: studenti, pensionati ma anche professionisti ed appartenenti al clero provenienti da Toscana,Veneto, Lombardia ed Emilia Romagna. Per il mese di settembre sono previsti altri campi in altri beni confiscati a soggetti coinvolti in processi di mafia.
I volontari non lavoreranno soltanto ma avranno modo di conoscere le bellezze della zona e la storia di personaggi come il giudice Rosario Livatino, il magistrato ucciso dalla mafia per il quale è stato avviato il processo diocesano di canonizzazione, e il presidente di sezione Antonino Saetta assassinato il 25 settembre 1988 assieme al figlio Stefano, ritenuto possibile scomodo testimone.

Fonte: Narcomafie 27 Agosto 2012


Aut. Il Sogno di Peppino





Teniamo a precisare che entrambi i patrocini sono morali e non economici e come viene detto lo spettacolo è completamente autofinanziato ed autoprodotto. 




Aut.


Il Sogno di Peppino



                                                 



Attualizzare Impastato

regia Giulio Bufo

musiche a cura di Federico Ancona

con
Giulio Bufo e Federico Ancona

Collaborazione alle scene: Manuela Lops

           Voce fuori campo: Salvatore Marci

                        Scenografia: Lorenzo Caradonna, Francesco Patimo, Pin

                                          Collaborazione ai testi in siciliano: Laura Uccello

“La cultura non è prerogativa di piccole elite da salotto, ma patrimonio di massa in continua evoluzione, frutto di tutti gli uomini in lotta per migliorare le proprie condizioni di vita”

- Peppino Impastato -




 <<Impastato è stato un sognatore, proprio come me, un uomo che ha sfidato la realtà circostante per c ambiare l’esistente, ma senza riuscirci perché assassinato dalla mafia, Peppino si è ribellato al sistema mafioso, ma sappiamo quanto pericoloso per la propria incolumità
sia toccare e minare la mafia, ma solo avere il coraggio di sfidare ci potrebbe rendere vivi e questo spettacolo in questo è una sfida>>.     
  
- Giulio Bufo –                




«Hai percorso in un’ora tutto l’impegno che ha portato avanti Peppino, veramente con grande emozione, perché Peppino riusciva a comunicare anche in questo modo, con il teatro e la cultura» .

- Giovanni Impastato, in occasione dell’esordio dello spettacolo




IL VIDEO


  «AUT. Il sogno di Peppino» è un progetto teatrale che parte dal basso, autofinanziato e autorganizzato, senza alcun sussidio regionale o comunale, con lo scopo di riattualizzare il «che fare?» e "come fare?" di Impastato, lui aveva trovato due forti alleati nell'ironia e nella comunicazione mediatica e saranno queste le ragioni per cui verra barbaramente assassinato dalla mafia.

 Chi è Giulio Bufo?     
 Bufo Giulio è nato 40 anni fa a Molfetta (Bari), nel 2001 si laurea presso il DAMS di Bologna, oltre che attore è formatore teatrale operatore culturale, animatore
Come attore si è formato seguendo laboratori tenuti dai registi Carlo Bruni, Lello Tedeschi, Simona Gonnella, Marcello Sambati e gli
attori Mariano Dammacco, Nunzia Antonino, Michele
Sinisi.
Fra le sue molteplici collaborazioni si
ricordano quelle con, Caparezza, Miloud Oukli , Pino Masi. Il 22 Agosto 2011 è stato l’unico attore ad esibirsi all’omaggio al cantastorie pugliese Enzo Del Re,
condividendo il palco fra gli altri con Vinicio Capossela, Teresa De Sio, Sergio Staino.
Oltre che attore Bufo Giulio è stato anche autore di diversi spettacoli fra i quali si ricordano “Nu ovocento”, “Albergo 5 Stelle”, “Natale è il 24”, “Pulcinellate” e soprattutto “E se mi diranno….Tenco”, che lo ha portato ad esibirsi in diverse città italiane fra cui Roma, Savona, Bologna, Salerno.
Come formatore ha collaborato con molteplici scuole di ogni ordine e grado della provincia di Bari e Bat. Come attore per fiction e film Bufo fa parte dell’agenzia romana Speedy Art di Pasquale Cifù.


Chi è Federico Ancona?
Federico Ancona nasce a Molfetta nel 77, inizia a studiare pianoforte e flauto all'età di 12 anni, ma dopo poco si interessa alla composizione. Inizia a collaborare con l'Ass. Teatrale"Grammelot","Il Carro dei Comici","Res Extensa", Teatro Kismet, Teatro C.R.E.S.T, Teatro Abeliano, Musica anche sfilate di moda della stilista B.M.Gervasio, cortometraggi e svolge laboratori di musica moderna e contemporanea presso vari istituti scolastici di ogni grado.
Nel 2004 entra nel CIPM a Roma del Maestro Tony Carnevale, all'interno del quale sviluppa la propria vena compositiva verso sonorità pop- rock, Studia con il Maestro L.Bacalov ed E.Morricone musica per film.
Agitatore culturale della scena pugliese, "direttore artistico" dello spazio sociale occupato "LE MACERIE-BARACCHE RIBELLI".



AUT. Il sogno di Peppino,
Giulio Bufo porta in scena Peppino Impastato a Molfetta


MOLFETTA - «Facciamo finta che tutto va bene», il tormentone dello spettacolo «AUT. Il sogno di Peppino», realizzato e interpretato dall’attore molfettese Giulio Bufo (nella foto) che, dopo il successo di «E se mi diranno … Tenco … una storia di 40 anni fa», ha portato in scena un altro personaggio italiano dalla profonda caratura politica, sociale e militante, Peppino Impastato. Presente alla prima anche Giovanni Impastato, fratello di Peppino. Deciso l’attacco alla mafia, soprattutto nella prima parte dello spettacolo, quando Bufo, con un’arancia in mano, descrive «mafiopoli» e i «maffi bianchi, rossi e neri», con un’irriverente carrellata di personaggi nazionali, siciliani e anche locali. Con alcune pennellate di ironia Bufo dipinge lo spettacolo, coinvolgendo anche il pubblico di uno stracolmo Auditorium Regina Pacis (Teatro dei Cipis). Straordinaria la rappresentazione dellavecchia” (la moglie di Cesare Manzella, zio di Peppino, ucciso con una giulietta al tritolo nel 1963), emblema di una mafia in sintonia con il potere politico e religioso, con le sue ipocrisie e perbenismi, pronta a tingere di rosso non solo la Sicilia, ma tutta l’Italia.
Accanto a Bufo, il musicista Federico Ancona (nel personaggio di Fischietto), direttore artistico dello spazio sociale occupato Le Macerie - Baracche ribelli di Molfetta (sala prove), maestro di pianoforte, flauto e composizione pop-rock. Lo spettacolo, autofinanziato e autorganizzato, riattualizza il «che fare?» ed il «come fare?» di Impastato, che aveva trovato nell’ironia e nella comunicazione mediatica due forti alleati prima di essere barbaramente assassinato dalla mafia.
Infatti, Bufo-Impastato respinge i partiti, perché democrazia clientelare buoni pasto e benzina») e capitale gestione della cosa pubblica»), e la lotta armata, che farebbe rintanare il cittadino in casa. Si spezza il tono sostenuto dello
spettacolo, per lasciare spazio alla descrizione di alcuni episodi della vita di Impastato. Un flashback che, dall’infanzia (la morte dello zio e la figura del padre) fino alla militanza politica e alla creazione di Radio Aut, è segnato dalla frase «Amore non ne avremo».
Sarà la radio la soluzione al «che fare?» e «come fare?» di Impastato. Così la scenografia prende forma e i pezzi, che sembrano sporcare il palcoscenico (in realtà, la posizione di ogni oggetto ha un suo significato scenico e concettuale, come in una grande scacchiera), si trasformano in una radio. È la seconda parte dello spettacolo, vissuta nel
semibuio, quasi Bufo invitasse lo spettatore alla meditazione interiore (le quattro candele accese conferiscono intimità e profondità alle riflessioni di Bufo).
È la radio la protagonista, perché «l’informazione crea coscienza», aiuta a non dimenticare, permette di «difendersi dal potere politico, mafioso e religioso». Fino a quando,
sulle note di «Bang Bang», si consuma l’assassinio di Peppino (ucciso tra l’8 e il 9 maggio del
1978, con una carica di tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia). La radio si trasforma in bara (sarà proprio la comunicazione ironica a segnare la sorte di Impastato), con
il ritorno della vecchia in scena che, posizionate 3 candele sulla radio-bara, schiaccerà l’arancia-mafia.
Marcello La Forgia
da Quindi On Line






Applausi a scena aperta giovedì per Giulio Bufo e il suo “Aut. Il sogno di Peppino”. In sala anche Giovanni, fratello del giornalista e politico ucciso dalla mafia

04/12/2011
di Palma Salvemini


Giovedì 1 dicembre nell’auditorium Madonna della Pace, Giulio Bufo e Federico Ancona hanno portato in scena lo spettacolo teatrale dal titolo “Aut. Il sogno di Peppino”, incentrato sulla vita di Peppino Impastato e realizzato in collaborazione con il collettivo teatrale “Gli alchemici”.
All’anagrafe Giuseppe Impastato, Peppino nacque nel 1948 da una famiglia legata ad ambienti mafiosi alla quale decise di ribellarsi pur di non
assumere il codice comportamentale che il padre avrebbe voluto tramandargli. Fu giornalista, militante politico ed acuto comunicatore. Adoperò l’arte per diffondere la cultura della legalità soprattutto tra i giovani, organizzando, tra l’altro, il circolo Musica e Cultura nel 1975. In collaborazione con quest’ultimo fondò l’emittente Radio Aut che si occupava di controinformazione, denunciando i delitti degli esponenti della mafia locale, su mandato della quale venne ucciso nel 1978.
Lo spettacolo teatrale ha riproposto l’impegno profuso da Peppino nella lotta alla mafia ed agli ideali mafiosi, la vivacità intellettuale ed il suo coraggio. L’esempio di un uomo che h a pagato il prezzo della vita in nome degli ideali di libertà e giustizia.
Una serie di pannelli colorati ad indicare l’emittente radiofonica, un letto nero di morte circondato da candele e un’arancia, gli oggetti che hanno completato la scena teatrale. L’alta espressività degli attori e l’adeguatezza delle battute è risultata chiara dal silenzio che il pubblico ha offerto per oltre un’ora di spettacolo per sfociare poi in un caloroso applauso finale. Nutrito il pubblico che ha completato i posti a sedere dell’auditorium.
Seduto in platea anche Giovanni Impastato, fratello di Giuseppe, che, a fine spettacolo, è salito sul palco nascondendo a stento la commozione. Ha pronunciato parole di elogio per Giulio Bufo, che ha impersonato il fratello: «Hai percorso in un’ora tutto l’impegno che ha portato avanti Peppino, veramente con grande emozione, perché Peppino riusciva a comunicare anche in questo modo, con il teatro e la cultura»



Morire per un sogno ovvero Peppino Impastato

02/12/2011

 Dopo Tenco, Giulio Bufo – attore e regista molfettese – torna al teatro “monografico” e questa volta a rivivere è un “personaggio” mai morto nei cuori e nelle menti di chi ogni giorno fa coscienza: Peppino Impastato, ucciso il 9 maggio 1978. “Aut. Il sogno di Peppino. Attualizzare Impastato” si è tenuto il 1º dicembre presso l’Auditorium “Regina Pacis”. Tutto esaurito. Presente anche il fratello di Peppino, Giovanni Impastato. L’attore lo aveva personalmente incontrato in un viaggio in Sicilia, pensato appositamente per immergersi nei luoghi vissuti da Peppino, Cinisi e Palermo, anche al fine di prendere familiarità con la lingua, forse un po’ ancora da modellare. Il Peppino presentato attraverso lo studio e l’elaborazione artistica del regista molfettese è un attivista che non crede alla lotta armata e, in fin dei conti, neanche ai partiti – o perlomeno a quelli preesistenti – ma si lancia in politica per sfuggire a un contesto familiare che sta tentando di lasciargli in eredità il gioiello di famiglia: la mentalità mafiosa.
È un Peppino che confida anche di amare una ragazza di nome Anna ovvero “Amore Non Ne avremo”, senza mai abbandonarsi a vuoti sentimentalismi, anzi consapevole della difficoltà legata a questa storia.


Peppino crede nei sogni – fino a morire –, nella cultura, nel
valore dell’informazione. Per questo fonda un’emittente radiofonica
autofinanziata perchè i giovani abbiano gli strumenti per combattere la mafia. Sì, quella che aiuta tutti
secondo le parole di una vedova intervistata circa l’assassinio del marito, Cesare, a sua volta mandante di più
omicidi. Ma i poliziotti gli volevano bene a Cesare, anche quando faceva dei nomi e questi nomi poi scomparivano. È una delle scene più ironiche – e più tipicamente meridionali, forse – in cui è messa a nudo la considerazione del sistema mafioso di chi ci fa parte.
La performance, che si è avvalsa di una scenografia semplice, ma essenziale e simbolica – la radio che diventa poi feretro –, è un continuo oscillare tra passato e vita contemporanea, da Portella Delle Ginestre
a Carlo Giuliani, dai mafiosi ai black block e richiede una certa preparazione allo spettatore. Ma al tempo stesso è proprio questo slittamento a fare in modo che si accenda il pc per cercare informazioni o si vada in una libreria a prendere – almeno – coscienza di quanti hanno scritto su Peppino, la mafia e le vittime che, come ammonisce Umberto Santino attraverso la voce di Salvatore Marci, ognuno di noi deve ricordarsi di ricordare.
Accanto all’attore, il musicista – prestato in quest’occasione anche alla scena – Federico Ancona,
direttore artistico de “Le Macerie – Baracche ribelli”.

di Susanna Maria de Candia,
 da L’altra Molfetta




Dopo l’esordio, del 1 Dicembre 2011, lo spettacolo ha avuto differenti repliche per le scuole della provincia di Bari e Bat, avendo un ottimo riscontro di partecipazione e di gradimento da parte degli studenti, nonostante lo spettacolo non rientri nel cosidetto “teatro ragazzi”. In tali occasioni si è chiesto agli spettatori di scrivere dei commenti o delle recensioni, di seguito riportate.


Mikela V.
“Penso che lo spettacolo di ieri sia stato magnifico. Rispecchia la realtà e penso che non esista modo migliore del teatro per esprimere cosa si pensa;specialmente se ciò che pensiamo può aiutare altri a migliorare.” Grazie,è stato bello. Complimenti. 

Donatella G
"Aut, il sogno di Peppino"
E' questo il titolo dello spettacolo che è stato rappresentato da una compagnia di attori di Molfetta, il 14 Marzo 2012 nel Liceo Scientifico "Scacchi". Ribellarsi contro la mafia con ironia, era questa l'arma vincente utilizzata dal giovane Peppino Impastato, protagonista della vicenda, interpretato dall'attore Giulio Bufo. Si tratta di un'opera "ironica" che coinvolge il publico, senza, però, far dimenticare il tema centrale, cioè ciò che succede quando la mafia si sostituisce allo stato, facendo i propi interssi e non quelli dei cittadini. Il rosso è un colore che rappresenta molto bene la Sicilia, sfondo della vicenda: rosse sono le arance, frutto della terra; rossa è la lava del vulcano; rosso è il sangue versato da quelle persone "pericolose", che si ribellano e aprono gli occhi ai cittadini. Perché tutti sentono ma sono sordi, vedono ma son ciechi. E' uno spettacolo molto interessante, ma non bisogna solo soffermarsi sulle critiche da parte di Peppino Impastato, perché lui non si è limitato a giudicare, anzi ha partecipato attivamente alle ribellioni ed è sceso personalmante in campo per l'opposizione ai capi mafiosi della città di Cinisi. La scenografia è scarsa, ma piena di significati: ad esempio l'arancia è la città dove mangiano i mafiosi, che infatti viene completamente distrutta. Una figura divertente è la vedova, moglie dello zio di Peppino, che piange la morte del merito saltato in aria con una carica di tritolo. E' uno spettacolo molto bello con un messaggio profondo: la mafia esiste, ma noi possiamo combatterla.


Claudia R.
«Facciamo finta che tutto va bene»: così si apre lo spettacolo «AUT. Il sogno di Peppino», rappresentato nel nostro liceo Scacchi nei giorni tredici e quattordici marzo dal regista e attore molfettese Giulio Bufo. A parlare agli studenti è Peppino Impastato, uomo prima che personaggio, esempio della lotta per la vita e per la libertà. Bufo fa il suo ingresso sulla scena tenendo un’arancia tra le mani: è il simbolo del mondo corrotto della mafia. Accompagnato da Fischietto, interpretato da Federico Ancona, il protagonista si interroga e fa dell’ironia sulla realtà in cui vive. Infatti, Peppino è cresciuto con sotto gli occhi la figura del padre, facente parte del clan mafioso. A questi si è ben presto ribellato, creando una radio, Radio AUT, che potesse esprimersi liberamente e la cui voce non fosse soffocata dalla mafia. L’avventura di Peppino è rappresentata attraverso un lungo monologo, in cui trova spazio anche l’ironica figura della “vecchia”, vedova di un mafioso assassinato dalla mafia stessa, ma alla quale la donna non intende ribellarsi. Frequenti sono gli estratti originali di Radio AUT, che accompagnano la scena che si fa sempre più buia. Sarà proprio la radio l’ultimo oggetto a comparire sulla scena e a trasformarsi, in occasione del tragico assassinio di Peppino, in una bara. Emblematica l’ultima scena: illuminata da tre flebili candele, comparirà sul palcoscenico la madre di Peppino che schiaccerà l’arancia-mafia sotto gli occhi degli giovani spettatori. È proprio a questi che viene passato il testimone: sta a noi, nuova generazione, continuare a lottare ed a credere nel sogno di Peppino."


Alessia R.
"La campagna contro la mafia continua: ne danno dimostrazione Giulio Bufo e Federico Ancona, autori e unici attori dello spettacolo teatrale “AUT, il sogno di Peppino”. Accompagnati solo da un tecnico audio hanno “trasmesso” il loro messaggio anti-mafia, come appunto faceva Peppino Impastato, vittima della criminalità organizzata siciliana, argomento dell’ intero spettacolo. Giulio Bufo si immedesima nel personaggio narrando tutto ciò che si trova dietro l’ apparente “buon cittadino” che vive e lavora a braccetto con l’ illegalità. Il protagonista, assieme al fidato amico “Fischietto”, riesce ad attirare l’ attenzione di ragazzi e adulti, alunni e professori, inducendo tutti (o quasi) a pensare a cosa è giusto e cosa meno. Difficile non rimanere colpiti dall’ ironia del personaggio, ma cosa c’è oltre le risate? Un sistema che non funziona e una società corrotta. Cosa fare? Far finta che “tutto va ben” (come cantano Peppino e Fischietto) o ribellarsi? Uno spettacolo del genere è pur sempre una forma di ribellione, che però ha portato un sorriso su tanti volti. Scenografia? Appena accennata ma significativa, dialoghi studiati e curati nei dettaglio, anche se a volte un po’ lenti. In ogni caso da vedere."

Adriana Di Rienzo III B
Lo spettacolo su Giuseppe Impastato a cui abbiamo assistito in Aula Magna è stato realizzato dall’attore e regista molfettese Giulio Bufo .Per buona parte della rappresentazione,egli ha giocherellato con un’arancia in mano, simbolo della mafia siciliana. Peppino Impastato era nato a Cinisi, un piccolo paese della Sicilia. Impossibile per lui non respirare l’aria della malavita, la paura della mafia visto che la sua casa era distante solo cento passi da quella del Boss Tano Badalamenti. Peppino avrebbe potuto, come fanno tanti, scappare da quella realtà ma ha preferito rimanere e combattere. Era diventato un giornalista militante politico. Aveva capito l’importanza dei mezzi di comunicazione, di come possono influire, con una corretta informazione, sull’emancipazione dei diritti. Da qui l’idea di creare una radio libera, autofinanziata, appunto “Radio aut”. Proprio da quei microfoni ha avuto la forza e il coraggio di sfidare “ il sistema” denunciando, anche se con ironia e prese in giro, gli affari loschi dei politici e dei mafiosi della sua terra. C’è una frase di Tommaso Moro che dice: Che io possa avere la forza di cambiare le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose che non posso cambiare. E’ senz’altro l’equivalente di quel ritornello tormentone che durante lo spettacolo ci siamo divertiti a canticchiare: “Facciamo finta che tutto va ben… tutto va ben… facciamo finta che tutto va ben!!!”. Lui però non ha fatto finta che tutto andasse bene e ha lottato con tutte le sue energie, tanto da diventare un personaggio scomodo per i mafiosi. Lo possiamo considerare un cittadino attivo, un sognatore che voleva cambiare la sua realtà senza riuscirci, visto che fu assassinato dalla mafia tra l’8 e il 9 maggio del 1978. Morto da eroe sulle rotaie di un treno con un carico di tritolo, in un misterioso incidente che una polizia corrotta voleva spacciare per suicidio. Ci ha lasciato però una grande lezione: con la sua “ Radio Aut” non ha mai avuto paura di sfidare i mafiosi, consapevole che anche la musica poteva contribuire a sensibilizzare e a risvegliare le coscienze di molti . Verissimo! Quante volte anche noi ci aggrappiamo a un testo di una canzone per esprimere la nostra interiorità, i nostri ideali. Durante lo spettacolo abbiamo potuto notare come la scenografia, composta da tanti pezzi sparsi che si sono ricomposti per trasformarsi in una radio, ha voluto evidenziare proprio quel suo modo di combattere la mafia. Giuseppe Impastato aveva compreso come i giudici possono agire solo in parte nella lotta contro “Cosa Nostra” ma spetta alla società fare tutto il resto. La mafia, come fenomeno storico e sociale, richiede un’analisi complessa, è vero, ma le prepotenze e le ingiustizie riguardano tutti noi. Non si tratta quindi di un fenomeno astratto ed è proprio nel silenzio della complicità che si rafforza. Giovanni Falcone diceva che la mafia potrà essere sconfitta solo dalle nuove generazioni che dovranno essere educate al rispetto della legge. Da qui l’importanza di parlarne nelle scuole. Assistere a questo tipo di spettacolo ha contribuito alla formazione delle nostre coscienze. E’ stata l’occasione per riflettere su un tema che purtroppo non diventa mai anacronistico. Quel lungo elenco di morti per mafia, di eroi, non può cadere nel vuoto. Ognuno di noi può fare la differenza nel denunciare soprusi ,prepotenze, atti di bullismo, illegalità con cui purtroppo molti si sono già dovuti scontrare. E’ importante utilizzare qualunque mezzo perché la mafia, la criminalità, la camorra sono fenomeni solo apparentemente lontani. Parliamo anche nelle nostre aule di atteggiamenti mafiosi, di ingiustizie, favoritismi, di omertà perché a volte accade che in quelle quattro mura venga fuori il peggio di noi. Si può far sentire la propria voce anche in un giornale studentesco, (soprattutto se come SKAKKI NOSTRI è autogestito) o ancora nelle assemblee o nei dibattiti come quello che c’è stato dopo lo spettacolo..C’è di vero che rivendichiamo continuamente i nostri diritti: quelli delle donne, dei pensionati, dei lavoratori, degli studenti, dei professori e certamente il diritto sacrosanto di vivere in un paese senza malavita, corruzione e mafia. Perché questo accada dobbiamo soffermarci sul significato di una parola meno inflazionata” dovere”(obbligo morale di agire in conformità alla propria coscienza). Se noi giovani impariamo ad agire secondo una coscienza civile sconfiggeremo non solo la mafia ma tutti i mali del nostro paese.

Consigli per l’allestimento: Spazio scenico minimo 6X6

Dati Tecnici:


Audio:
Amplificazione adatta allo spazio d’azione
mixer audio lettore CD
microfono panoramico o 2 radiomicrofoni

Luci:
un faro direzionale a pioggia;
luci di scena
mixer luci

Informazioni e proposta date
Paola 3278478755
Giulio 3403495018
glialchemici@gmail.com