Teniamo a precisare che entrambi i patrocini sono morali e non economici e come viene detto lo spettacolo è completamente autofinanziato ed autoprodotto.
Aut.
Il
Sogno di Peppino
Attualizzare
Impastato
regia Giulio Bufo
musiche a cura di Federico Ancona
con
Giulio Bufo e Federico Ancona
Collaborazione alle scene:
Manuela Lops
Voce fuori campo:
Salvatore Marci
Scenografia:
Lorenzo Caradonna, Francesco Patimo, Pin
Collaborazione ai testi in siciliano: Laura Uccello
“La cultura non è prerogativa di piccole
elite da salotto, ma patrimonio di massa in continua evoluzione, frutto di
tutti gli uomini in lotta per migliorare le proprie condizioni di vita”
- Peppino Impastato -
<<Impastato è stato un
sognatore, proprio come me, un uomo che ha sfidato la realtà circostante per c ambiare
l’esistente, ma senza riuscirci perché assassinato dalla mafia, Peppino si è
ribellato al sistema mafioso, ma sappiamo quanto pericoloso per la propria
incolumità
sia toccare e minare
la mafia, ma solo avere il coraggio di sfidare ci potrebbe rendere vivi e
questo spettacolo in questo è una sfida>>.
- Giulio Bufo –
«Hai percorso in
un’ora tutto l’impegno che ha portato avanti Peppino, veramente con grande
emozione, perché Peppino riusciva a comunicare anche in questo modo, con il
teatro e la cultura» .
IL VIDEO
«AUT. Il sogno di Peppino» è un progetto teatrale che
parte dal basso, autofinanziato e autorganizzato, senza alcun sussidio
regionale o comunale, con lo scopo di riattualizzare il «che fare?» e
"come fare?" di Impastato, lui aveva trovato due forti alleati
nell'ironia e nella comunicazione mediatica e saranno queste le ragioni per cui
verra barbaramente assassinato dalla mafia.
Bufo Giulio è nato 40 anni fa a Molfetta
(Bari), nel 2001 si laurea presso il DAMS di Bologna, oltre che attore è
formatore teatrale operatore culturale, animatore
Come attore si è formato seguendo laboratori
tenuti dai registi Carlo Bruni, Lello Tedeschi, Simona Gonnella, Marcello
Sambati e gli
attori Mariano Dammacco, Nunzia Antonino,
Michele
Sinisi.
Fra le sue molteplici collaborazioni si
ricordano quelle con, Caparezza, Miloud Oukli
, Pino Masi. Il 22 Agosto 2011 è stato l’unico attore ad
esibirsi all’omaggio al cantastorie pugliese Enzo Del Re,
condividendo il palco fra gli altri con
Vinicio Capossela, Teresa De Sio, Sergio Staino.
Oltre che attore Bufo Giulio è stato anche
autore di diversi spettacoli fra i quali si ricordano “Nu ovocento”, “Albergo 5
Stelle”, “Natale è il 24”, “Pulcinellate” e soprattutto “E se mi
diranno….Tenco”, che lo ha portato ad esibirsi in diverse città italiane fra
cui Roma, Savona, Bologna, Salerno.
Come formatore ha
collaborato con molteplici scuole di ogni ordine e grado della provincia di
Bari e Bat. Come attore per fiction e film Bufo fa parte dell’agenzia romana
Speedy Art di Pasquale Cifù.
Chi
è Federico Ancona?
Federico Ancona nasce a Molfetta nel 77,
inizia a studiare pianoforte e flauto all'età di 12 anni, ma dopo poco si
interessa alla composizione. Inizia a collaborare con l'Ass.
Teatrale"Grammelot","Il Carro dei Comici","Res
Extensa", Teatro Kismet, Teatro C.R.E.S.T, Teatro Abeliano, Musica anche
sfilate di moda della stilista B.M.Gervasio, cortometraggi e svolge laboratori
di musica moderna e contemporanea presso vari istituti scolastici di ogni
grado.
Nel 2004 entra nel CIPM a Roma del Maestro
Tony Carnevale, all'interno del quale sviluppa la propria vena compositiva
verso sonorità pop- rock, Studia con il Maestro L.Bacalov ed E.Morricone musica
per film.
Agitatore culturale della scena pugliese, "direttore
artistico" dello spazio sociale occupato "LE MACERIE-BARACCHE
RIBELLI".
AUT. Il sogno di Peppino,
Giulio Bufo porta in scena
Peppino Impastato a Molfetta
MOLFETTA -
«Facciamo finta che tutto va bene», il tormentone dello spettacolo «AUT.
Il sogno di Peppino», realizzato e interpretato dall’attore molfettese Giulio
Bufo (nella foto) che, dopo il successo di «E se mi diranno … Tenco … una storia di 40 anni fa», ha
portato in scena un altro personaggio italiano dalla profonda caratura
politica, sociale e militante, Peppino Impastato. Presente alla prima
anche Giovanni Impastato, fratello di Peppino. Deciso l’attacco alla
mafia, soprattutto nella prima parte dello spettacolo, quando Bufo, con
un’arancia in mano, descrive «mafiopoli»
e i «maffi bianchi, rossi e neri», con un’irriverente carrellata di
personaggi nazionali, siciliani e anche locali. Con alcune pennellate di ironia
Bufo dipinge lo spettacolo, coinvolgendo anche il pubblico di uno stracolmo
Auditorium Regina Pacis (Teatro dei Cipis). Straordinaria la rappresentazione
della “vecchia” (la moglie
di Cesare Manzella, zio di Peppino, ucciso con una giulietta al tritolo
nel 1963), emblema di una
mafia in sintonia con il potere politico e religioso, con le sue ipocrisie e
perbenismi, pronta a tingere di rosso non solo la Sicilia, ma tutta l’Italia.
Accanto a Bufo, il
musicista Federico Ancona (nel personaggio di Fischietto),
direttore artistico dello spazio sociale occupato Le Macerie - Baracche
ribelli di Molfetta (sala prove), maestro di pianoforte, flauto e composizione pop-rock. Lo spettacolo, autofinanziato e autorganizzato,
riattualizza il «che fare?» ed il «come fare?» di Impastato, che aveva trovato
nell’ironia e nella comunicazione mediatica due forti alleati prima di essere
barbaramente assassinato dalla mafia.
Infatti, Bufo-Impastato
respinge i partiti, perché democrazia clientelare («buoni pasto e benzina») e
capitale («gestione della cosa pubblica»),
e la lotta armata, che farebbe rintanare il cittadino in casa. Si
spezza il tono sostenuto dello
spettacolo, per lasciare
spazio alla descrizione di alcuni episodi della vita di Impastato. Un flashback
che, dall’infanzia (la morte dello zio e la figura del padre) fino alla
militanza politica e alla creazione di Radio Aut, è segnato dalla frase «Amore non ne avremo».
Sarà la radio la soluzione
al «che fare?» e «come fare?» di Impastato. Così la scenografia
prende forma e i “pezzi”, che
sembrano sporcare il palcoscenico (in realtà, la posizione di ogni oggetto ha
un suo significato scenico e concettuale, come in una grande scacchiera), si
trasformano in una radio. È la seconda parte dello spettacolo, vissuta nel
semibuio, quasi Bufo
invitasse lo spettatore alla meditazione interiore (le quattro candele accese
conferiscono intimità e profondità alle riflessioni di Bufo).
È la radio la
protagonista, perché «l’informazione crea coscienza»,
aiuta a non dimenticare, permette di «difendersi dal potere politico, mafioso e religioso». Fino a
quando,
sulle note di «Bang Bang», si consuma l’assassinio di
Peppino (ucciso tra l’8 e il 9 maggio del
1978, con una carica di
tritolo posta sotto il corpo adagiato sui binari della ferrovia). La radio si
trasforma in bara (sarà proprio la comunicazione ironica a segnare la sorte di
Impastato), con
il ritorno della “vecchia” in scena che, posizionate 3
candele sulla radio-bara, schiaccerà l’arancia-mafia.
Marcello La Forgia
da Quindi On Line
Applausi
a scena aperta giovedì per Giulio Bufo e il suo “Aut. Il sogno di Peppino”. In
sala anche Giovanni, fratello del giornalista e politico ucciso dalla
mafia
04/12/2011
di Palma Salvemini
Giovedì 1 dicembre
nell’auditorium Madonna della Pace, Giulio Bufo e Federico Ancona hanno
portato in scena lo spettacolo teatrale dal titolo “Aut. Il sogno di
Peppino”, incentrato sulla vita di Peppino Impastato e realizzato in collaborazione
con il collettivo teatrale “Gli alchemici”.
assumere
il codice comportamentale che il padre avrebbe voluto tramandargli. Fu
giornalista, militante politico ed acuto comunicatore. Adoperò l’arte per
diffondere la cultura della legalità soprattutto tra i giovani, organizzando,
tra l’altro, il circolo Musica e Cultura nel 1975. In collaborazione con
quest’ultimo fondò l’emittente Radio Aut che si occupava di controinformazione,
denunciando i delitti degli esponenti della mafia locale, su mandato della
quale venne ucciso nel 1978.
Lo
spettacolo teatrale ha riproposto l’impegno profuso da Peppino nella lotta alla
mafia ed agli ideali mafiosi, la vivacità intellettuale ed il suo coraggio.
L’esempio di un uomo che h a pagato il prezzo della vita in nome degli ideali
di libertà e giustizia.
Una serie
di pannelli colorati ad indicare l’emittente radiofonica, un letto nero di
morte circondato da candele e un’arancia, gli oggetti che hanno completato la
scena teatrale. L’alta espressività degli attori e l’adeguatezza delle battute
è risultata chiara dal silenzio che il pubblico ha offerto per oltre un’ora di
spettacolo per sfociare poi in un caloroso applauso finale. Nutrito il pubblico
che ha completato i posti a sedere dell’auditorium.
Seduto in platea
anche Giovanni Impastato, fratello di Giuseppe, che,
a fine spettacolo, è salito sul palco nascondendo a stento la commozione. Ha
pronunciato parole di elogio per Giulio Bufo, che ha impersonato il fratello: «Hai
percorso in un’ora tutto l’impegno che ha portato avanti Peppino, veramente con
grande emozione, perché Peppino riusciva a comunicare anche in questo modo, con
il teatro e la cultura»
Morire
per un sogno ovvero Peppino Impastato
02/12/2011
Dopo Tenco, Giulio Bufo – attore e regista molfettese – torna al
teatro “monografico” e questa volta a rivivere è un “personaggio” mai morto nei
cuori e nelle menti di chi ogni giorno fa coscienza: Peppino Impastato, ucciso
il 9 maggio 1978. “Aut. Il sogno di Peppino. Attualizzare Impastato” si è
tenuto il 1º dicembre presso l’Auditorium “Regina Pacis”. Tutto esaurito.
Presente anche il fratello di Peppino, Giovanni Impastato. L’attore lo aveva
personalmente incontrato in un viaggio in Sicilia, pensato appositamente per
immergersi nei luoghi vissuti da Peppino, Cinisi e Palermo, anche al fine di
prendere familiarità con la lingua, forse un po’ ancora da modellare. Il
Peppino presentato attraverso lo studio e l’elaborazione artistica del regista
molfettese è un attivista che non crede alla lotta armata e, in fin dei conti,
neanche ai partiti – o perlomeno a quelli preesistenti – ma si lancia in
politica per sfuggire a un contesto familiare che sta tentando di lasciargli in
eredità il gioiello di famiglia: la mentalità mafiosa.
È un Peppino che confida
anche di amare una ragazza di nome Anna ovvero “Amore Non Ne avremo”, senza mai
abbandonarsi a vuoti sentimentalismi, anzi consapevole della difficoltà legata
a questa storia.
Peppino crede nei sogni –
fino a morire –, nella cultura, nel
valore dell’informazione.
Per questo fonda un’emittente radiofonica
autofinanziata perchè i
giovani abbiano gli strumenti per combattere la mafia. Sì, quella che aiuta
tutti
secondo le parole di una
vedova intervistata circa l’assassinio del marito, Cesare, a sua volta mandante
di più
omicidi. Ma i poliziotti
gli volevano bene a Cesare, anche quando faceva dei nomi e questi nomi poi
scomparivano. È una delle scene più ironiche – e più tipicamente meridionali,
forse – in cui è messa a nudo la considerazione del sistema mafioso di chi ci
fa parte.
La performance, che si è
avvalsa di una scenografia semplice, ma essenziale e simbolica – la radio che
diventa poi feretro –, è un continuo oscillare tra passato e vita
contemporanea, da Portella Delle Ginestre
a Carlo Giuliani, dai
mafiosi ai black block e richiede una certa preparazione allo spettatore. Ma al
tempo stesso è proprio questo slittamento a fare in modo che si accenda il pc
per cercare informazioni o si vada in una libreria a prendere – almeno –
coscienza di quanti hanno scritto su Peppino, la mafia e le vittime che, come ammonisce
Umberto Santino attraverso la voce di Salvatore Marci, ognuno di noi deve
ricordarsi di ricordare.
Accanto all’attore, il
musicista – prestato in quest’occasione anche alla scena – Federico Ancona,
direttore artistico de “Le
Macerie – Baracche ribelli”.
di Susanna Maria de
Candia,
da L’altra Molfetta
Dopo
l’esordio, del 1 Dicembre 2011, lo spettacolo ha avuto differenti repliche per
le scuole della provincia di Bari e Bat, avendo un ottimo riscontro di partecipazione
e di gradimento da parte degli studenti, nonostante lo spettacolo non rientri
nel cosidetto “teatro ragazzi”. In tali occasioni si è chiesto agli spettatori
di scrivere dei commenti o delle recensioni, di seguito riportate.
Mikela
V.
“Penso
che lo spettacolo di ieri sia stato magnifico. Rispecchia la realtà e penso che
non esista modo migliore del teatro per esprimere cosa si pensa;specialmente se
ciò che pensiamo può aiutare altri a migliorare.” Grazie,è stato bello.
Complimenti.
Donatella
G
"Aut, il sogno di
Peppino"
E' questo il titolo dello
spettacolo che è stato rappresentato da una compagnia di attori di Molfetta, il
14 Marzo 2012 nel Liceo Scientifico "Scacchi". Ribellarsi contro la
mafia con ironia, era questa l'arma vincente utilizzata dal giovane Peppino
Impastato, protagonista della vicenda, interpretato dall'attore Giulio Bufo. Si
tratta di un'opera "ironica" che coinvolge il publico, senza, però,
far dimenticare il tema centrale, cioè ciò che succede quando la mafia si
sostituisce allo stato, facendo i propi interssi e non quelli dei cittadini. Il
rosso è un colore che rappresenta molto bene la Sicilia, sfondo della vicenda:
rosse sono le arance, frutto della terra; rossa è la lava del vulcano; rosso è
il sangue versato da quelle persone "pericolose", che si ribellano e
aprono gli occhi ai cittadini. Perché tutti sentono ma sono sordi, vedono ma
son ciechi. E' uno spettacolo molto interessante, ma non bisogna solo
soffermarsi sulle critiche da parte di Peppino Impastato, perché lui non si è
limitato a giudicare, anzi ha partecipato attivamente alle ribellioni ed è sceso
personalmante in campo per l'opposizione ai capi mafiosi della città di Cinisi.
La scenografia è scarsa, ma piena di significati: ad esempio l'arancia è la
città dove mangiano i mafiosi, che infatti viene completamente distrutta. Una
figura divertente è la vedova, moglie dello zio di Peppino, che piange la morte
del merito saltato in aria con una carica di tritolo. E' uno spettacolo molto
bello con un messaggio profondo: la mafia esiste, ma noi possiamo combatterla.
Claudia R.
«Facciamo finta che tutto
va bene»: così si apre lo spettacolo «AUT. Il sogno di Peppino», rappresentato
nel nostro liceo Scacchi nei giorni tredici e quattordici marzo dal regista e
attore molfettese Giulio Bufo. A parlare agli studenti è Peppino Impastato,
uomo prima che personaggio, esempio della lotta per la vita e per la libertà.
Bufo fa il suo ingresso sulla scena tenendo un’arancia tra le mani: è il
simbolo del mondo corrotto della mafia. Accompagnato da Fischietto,
interpretato da Federico Ancona, il protagonista si interroga e fa dell’ironia
sulla realtà in cui vive. Infatti, Peppino è cresciuto con sotto gli occhi la
figura del padre, facente parte del clan mafioso. A questi si è ben presto
ribellato, creando una radio, Radio AUT, che potesse esprimersi
liberamente e la cui voce non fosse soffocata dalla mafia. L’avventura di
Peppino è rappresentata attraverso un lungo monologo, in cui trova spazio anche
l’ironica figura della “vecchia”, vedova di un mafioso assassinato dalla mafia
stessa, ma alla quale la donna non intende ribellarsi. Frequenti sono gli
estratti originali di Radio AUT, che accompagnano la scena che si fa
sempre più buia. Sarà proprio la radio l’ultimo oggetto a comparire sulla scena
e a trasformarsi, in occasione del tragico assassinio di Peppino, in una bara.
Emblematica l’ultima scena: illuminata da tre flebili candele, comparirà sul
palcoscenico la madre di Peppino che schiaccerà l’arancia-mafia sotto gli occhi
degli giovani spettatori. È proprio a questi che viene passato il testimone:
sta a noi, nuova generazione, continuare a lottare ed a credere nel sogno di
Peppino."
Alessia R.
"La campagna contro
la mafia continua: ne danno dimostrazione Giulio Bufo e Federico
Ancona, autori e unici attori dello spettacolo teatrale “AUT, il sogno di
Peppino”. Accompagnati solo da un tecnico audio hanno “trasmesso” il loro
messaggio anti-mafia, come appunto faceva Peppino Impastato, vittima della
criminalità organizzata siciliana, argomento dell’ intero spettacolo. Giulio
Bufo si immedesima nel personaggio narrando tutto ciò che si trova dietro l’
apparente “buon cittadino” che vive e lavora a braccetto con l’ illegalità. Il
protagonista, assieme al fidato amico “Fischietto”, riesce ad attirare l’
attenzione di ragazzi e adulti, alunni e professori, inducendo tutti (o quasi)
a pensare a cosa è giusto e cosa meno. Difficile non rimanere colpiti dall’
ironia del personaggio, ma cosa c’è oltre le risate? Un sistema che non
funziona e una società corrotta. Cosa fare? Far finta che “tutto va ben” (come
cantano Peppino e Fischietto) o ribellarsi? Uno spettacolo del genere è pur
sempre una forma di ribellione, che però ha portato un sorriso su tanti volti.
Scenografia? Appena accennata ma significativa, dialoghi studiati e curati nei
dettaglio, anche se a volte un po’ lenti. In ogni caso da vedere."
Adriana
Di Rienzo III B
Lo spettacolo su
Giuseppe Impastato a cui abbiamo assistito in Aula Magna è stato realizzato
dall’attore e regista molfettese Giulio Bufo .Per buona parte della
rappresentazione,egli ha giocherellato con un’arancia in mano, simbolo della
mafia siciliana. Peppino Impastato era nato a Cinisi, un piccolo paese della
Sicilia. Impossibile per lui non respirare l’aria della malavita, la paura
della mafia visto che la sua casa era distante solo cento passi da quella del
Boss Tano Badalamenti. Peppino avrebbe potuto, come fanno tanti, scappare da
quella realtà ma ha preferito rimanere e combattere. Era diventato un
giornalista militante politico. Aveva capito l’importanza dei mezzi di
comunicazione, di come possono influire, con una corretta informazione,
sull’emancipazione dei diritti. Da qui l’idea di creare una radio libera,
autofinanziata, appunto “Radio aut”. Proprio da quei microfoni ha avuto la
forza e il coraggio di sfidare “ il sistema” denunciando, anche se con ironia e
prese in giro, gli affari loschi dei politici e dei mafiosi della sua terra.
C’è una frase di Tommaso Moro che dice: Che io possa avere la forza di cambiare
le cose che posso cambiare, che io possa avere la pazienza di accettare le cose
che non posso cambiare. E’ senz’altro l’equivalente di quel ritornello
tormentone che durante lo spettacolo ci siamo divertiti a canticchiare:
“Facciamo finta che tutto va ben… tutto va ben… facciamo finta che tutto va
ben!!!”. Lui però non ha fatto finta che tutto andasse bene e ha lottato con
tutte le sue energie, tanto da diventare un personaggio scomodo per i mafiosi.
Lo possiamo considerare un cittadino attivo, un sognatore che voleva cambiare
la sua realtà senza riuscirci, visto che fu assassinato dalla mafia tra l’8 e
il 9 maggio del 1978. Morto da eroe sulle rotaie di un treno con un carico di
tritolo, in un misterioso incidente che una polizia corrotta voleva spacciare
per suicidio. Ci ha lasciato però una grande lezione: con la sua “ Radio Aut”
non ha mai avuto paura di sfidare i mafiosi, consapevole che anche la musica
poteva contribuire a sensibilizzare e a risvegliare le coscienze di molti .
Verissimo! Quante volte anche noi ci aggrappiamo a un testo di una canzone per
esprimere la nostra interiorità, i nostri ideali. Durante lo spettacolo abbiamo
potuto notare come la scenografia, composta da tanti pezzi sparsi che si sono
ricomposti per trasformarsi in una radio, ha voluto evidenziare proprio quel
suo modo di combattere la mafia. Giuseppe Impastato aveva compreso come i
giudici possono agire solo in parte nella lotta contro “Cosa Nostra” ma spetta
alla società fare tutto il resto. La mafia, come fenomeno storico e sociale,
richiede un’analisi complessa, è vero, ma le prepotenze e le ingiustizie
riguardano tutti noi. Non si tratta quindi di un fenomeno astratto ed è proprio
nel silenzio della complicità che si rafforza. Giovanni Falcone diceva che la
mafia potrà essere sconfitta solo dalle nuove generazioni che dovranno essere
educate al rispetto della legge. Da qui l’importanza di parlarne nelle scuole.
Assistere a questo tipo di spettacolo ha contribuito alla formazione delle
nostre coscienze. E’ stata l’occasione per riflettere su un tema che purtroppo
non diventa mai anacronistico. Quel lungo elenco di morti per mafia, di eroi,
non può cadere nel vuoto. Ognuno di noi può fare la differenza nel denunciare
soprusi ,prepotenze, atti di bullismo, illegalità con cui purtroppo molti si
sono già dovuti scontrare. E’ importante utilizzare qualunque mezzo perché la
mafia, la criminalità, la camorra sono fenomeni solo apparentemente lontani.
Parliamo anche nelle nostre aule di atteggiamenti mafiosi, di ingiustizie,
favoritismi, di omertà perché a volte accade che in quelle quattro mura venga
fuori il peggio di noi. Si può far sentire la propria voce anche in un giornale
studentesco, (soprattutto se come SKAKKI NOSTRI è autogestito) o ancora nelle
assemblee o nei dibattiti come quello che c’è stato dopo lo spettacolo..C’è di
vero che rivendichiamo continuamente i nostri diritti: quelli delle donne, dei
pensionati, dei lavoratori, degli studenti, dei professori e certamente il
diritto sacrosanto di vivere in un paese senza malavita, corruzione e mafia.
Perché questo accada dobbiamo soffermarci sul significato di una parola meno
inflazionata” dovere”(obbligo morale di agire in conformità alla propria
coscienza). Se noi giovani impariamo ad agire secondo una coscienza civile sconfiggeremo
non solo la mafia ma tutti i mali del nostro paese.
Consigli per l’allestimento: Spazio scenico minimo 6X6
Dati Tecnici:
Audio:
Amplificazione adatta allo spazio d’azione
mixer audio lettore CD
microfono panoramico o 2 radiomicrofoni
Luci:
un faro direzionale a pioggia;
luci di scena
mixer luci
Informazioni e proposta date
Paola 3278478755
Giulio 3403495018
glialchemici@gmail.com
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