Riceviamo
e pubblichiamo il comunicato stampa riguardante i fatti accaduti del bene confiscato (Fondo Rustico "Amato Lamberti) a seguito
dell'ennesimo atto intimidatorio perpetrato ai danni delle strutture e mezzi agricoli del bene confiscatto stesso
Sollecitiamo
la più ampia condivisione di tutta la cittadinanza.
COMUNICATO STAMPA
Nè fessi, nè eroi....
Oggi pomeriggio 13 Ottobre, verso le 17 ci siamo
accorti che il Bene Confiscato era stato violato. Questa volta non si è
trattato di un semplice furto di qualche
attrezzatura di poche centinaia di euro, magari compiuto da qualche ragazzo che
purtroppo, che come tanti nei nostri quartieri,
vive di espedienti per tirare avanti. Questa volta hanno rubato circa 50mila
euro di attrezzature, trattore compreso. Un
furto complesso, compito da mani esperte, compiuto da chi ha l'intenzione di azzerarci,
di fare morire il progetto di bene comune restituito al territorio.
Questa cosa ci mette in ginocchio, ci
fa presagire un futuro molto difficile. Quanto è successo in questo territorio
- Chiaiano - negli ultimi anni è stata un'offesa alla dignità delle persone.
Le violenze e gli stupri continui che
la Selva di Chiaiano ha subito negli ultimi anni son o stai tanti, troppi: cave
riempite dalla ecomafie per presenza di rifiuti pericolosi, nessuna
valorizzazione del polmone verde più grande della città, il più grande pezzo di
città motore di economia agricola lasciato solo, e per finire, lo smacco dello
Stato, ossia la discarica di Chiaiano.
Quando si è paventata la possibilità
di gestire il fondo agricolo, non ci è parso vero. Ci siamo buttati con cuore e
passione in un progetto nuovo di promozione, valorizzazione non solo di un bene
confiscato, ma, di riflesso, di un intero territorio. Abbiamo riempito per mesi
quel luogo di decine di eventi, di tanti centinai di giovanissimi provenienti
da ogni parte di Italia che sono venuti a dare una mano, un festival nazionale
sull'agricoltura sociale che ha ridato dignità a quelle terre martoriate.
Abbiamo iniziato facendo indagini
sulle falde acquifere e sui terreni che si sono dimostrate ottime. Abbiamo
iniziato in pochi, con la sola
collaborazione dei giovani della Comunità penale "Don Peppe Diana".
Ogni giorno che è passato ha visto l'aggregarsi
dei tanti: i comitati civici e le associazioni del territorio sopratutto. In
piccolo, ma forse poi non così tanto, abbiamo dimostrato che i processi di
riqualificazione di questi quartieri sono possibili e praticabili.
Abbiamo dimostrato che ci si può riappropriare
dei beni che la Camorra ci ha tolto
negli anni per finanziare faide e traffici di droga e lo abbiamo dimostrato che
lo si può fare anche nel feudo di clan storici della Campania. Abbiamo buttato,
pian piano, già il muro di omertà gestendo un bene confiscato ad un clan ancora
attivo e "potente". Il nostro amore contro la loro violenza. La
nostra lotta contro la loro arroganza.
Siamo diventati a nostro modo
"un'istituzione dal basso", uno spazio libero che viene legittimato dalla storia di quartieri pieni di voglia di
riscatto, a testa alta contro ogni forma di sopruso.
Quello che è successo oggi, ripetiamo
ci mette in ginocchio, ma non ci sconfigge, non ci può abbattere.
Ci deve dare nuova linfa, nuova
energia, voglia di dimostrare che tutti quanti insieme possiamo rilanciare in
avanti. Il nostro appello va infatti a tutti coloro i quali in questi mesi ci
hanno aiutato, sono venuti a conoscerci, hanno condiviso con noi le esperienze fatte in
questi mesi. Ma va anche alle Istituzioni tutte, al mondo che si fregia del
titolo di "antimafia", al mondo dell'imprenditoria sana.
Il nostro appello è semplice: ognuno
faccia la sua parte, come noi abbiamo fatto la nostra in questi mesi.