Libera incontra i parenti delle vittime innocenti di criminalità a Casoria
Nei giorni scorsi una delegazione del Presidio territoriale Libera Afragola- Casoria ha avuto un incontro coi
familiari delle vittime innocenti di camorra e violenza efferata presenti sul territorio di Casoria, in modo da
poter organizzare prossimamente una manifestazione di resistenza civica contro
l’indifferenza e l’omertà che da troppo tempo è corresponsabile alla
criminalità dilagante. Verrà installata
una lapide , proprio nel territorio casoriano, per ricordare le vite spezzate ingiustamente,
sperando che ciò possa servire a creare una coscienza collettiva contro le
mafie. Abbiamo deciso quindi di
raccontare questi incontri, di rendere in qualche modo partecipe la cittadinanza, per
aiutare a creare quello spirito collaborativo necessario a sconfiggere il compromesso criminale. Di seguito, una
testimonianza del primo incontro avuto:
“L’abitudine rende
sopportabile anche le cose Spaventose” (Esopo)
di Vincenzo Fatigati
Libera Giovani Presidio Territoriale Afragola-Casoria
“Ti capivo, ma non ti capivo veramente”.
Con queste parole , la signora Antonietta manifesta vicinanza alla sua amica Rosaria vedova dell’edicolante
Antonio Coppola, assassinato circa due anni fa nella sua edicola a Casoria,
perché aveva rimproverato il giorno prima un ladro d’uva.
La differenza tra i due livelli di comprensione, consiste nel passare da
spettatore di una tragedia a vittima: lo
scorso giugno, proiettili vaganti hanno
stroncato anche la vita del barista
Andrea Nollino, marito della signora
Antonietta. Solo allora, quando ti trovi ad essere vittima di una guerra, puoi comprendere che quel dolore, per essere
davvero compreso, più che essere raccontato con parole, andrebbe immerso nella quotidiana
drammaticità di chi si trova abbandonato dalle istituzioni. Di chi è costretto,
all’improvviso, ad affrontare problemi economici, familiari, giganteschi. Farsi carico di una tragedia che si prolunga
nei mille problemi quotidiani.
Da una parte, c’è il solito chiacchiericcio popolare, che semina continuamente
malizia e zizzania: sei “colpevole fino a
prova contraria”, il solo fatto di morire così , sotto fuochi di
affiliati, significa essere in un certo senso compromesso, e pertanto questo
pregiudizio diffamatorio, spegne
lo scandalo cittadino, che nell'indifferenza contempla la tragedia.
Nonostante l’innocenza, per il
popolino, morire ammazzati è sempre una colpa.
Dall'altra
parte, c’è una
spaventosa indifferenza mediatica, che
incurante di descrivere un territorio attraverso la lente di rapporti della Dia, che fotografano la
radiografia di una città “ad alto tasso criminale”, si soffermano sulla notizia
sensazionalista di sciacalli, che in
cerca di scoop costruiscono personaggi
televisivi, offrendo ai parenti delle
vittime soldi o viaggi.
Come è successo al padre di Stefano Ciaramella,
che disgustato da certe proposte che arrivavano da emittenti nazionali, custodisce il ricordo di suo figlio in una foto nel suo portafoglio, 11 anni dopo
che fu barbaramente ucciso da un giovane di Afragola, suo coetaneo, per difendere la
sua ragazza. Questo sciacallaggio , e questo doppio registro viene utilizzato
anche da certi politici opportunisti, che cinicamente se ne approfittano, proponendo la
candidatura nelle proprie liste politiche ai familiari delle vittime, per
semplice marketing, per crearsi quella patina eroica, che serve al loro
consenso elettorale. Criminoso. Sfruttare la tragedia per consenso
politico. E in effetti, basta vivere il
territorio, per constatare come la retorica di politici si sgonfia, davanti
alla banalità con cui vengono accettate queste morti, come quando due mesi dopo che furono assassinati
due vigilanti, Gerardo Citarella e Pino Lotta, da colpi di kalashnikov durante
una rapina, proprio poco tempo dopo che la cittadina era già stata colpita
dall’omicidio Antonio Coppola, l’amministrazione
concordò nell’installare l’albero di Natale nei pressi della banca Unicredit,
dove era avvenuto l’agguato, cancellando
con l’indifferenza quel sangue vivo di persone innocenti , come denuncia la
stessa vedova Coppola. La banalità con cui viene accettato ciò, spesso è
corresponsabile. Raccontare, ricordare, ciascuna di queste storie, quei
dettagli dimenticati da chi è in cerca di sceneggiature televisive, significa davvero
toccare la ferita aperta e sanguinante di un tessuto sociale
lacerato dalle dinamiche criminali; raccontare la banalità con cui
vittime innocenti sono state colpite, significa raccontare la narrazione
civica di una realtà che conosce la morte, come parte integrante della
vita. Una sicurezza precaria che si alterna ad uno stato di guerra a
seconda degli interessi delle diverse geografie criminali. Un’indifferenza
criminosa, che ancora oggi vive, proprio lì, in quei luoghi della tragedia,
dove ancora oggi volti noti continuano il malaffare.I nomi degni assassini non hanno ancora un volto anche a causa dell'indifferenza cittadina.
Ritornando
allora al significato autentico delle
parole, e non alla retorica di politici in cerca di passerelle televisive, ricordare
significa letteralmente “ripassare delle parti del cuore”. Anche se non si può
comprendere fino in fondo il dolore di chi vive tragedie umane, si può però
cercare di ascoltare, e insieme aiutare, anche con qualche lapida, a mantenere
un ricordo vivo che serve non solo a non dimenticare, ma a risvegliare, a sdegnare: E solo
così la gente potrà finalmente dare un
nome e cognomi a quell’uomo di mezz’età , che lì, con i soliti occhiali neri,
continua a vendere sigarette abusive di fronte il bar Nollino.
Fonte: Redazione di Libera Presidio Afragola - Casoria 13 Ottobre 2012
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