"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo"

Paolo Borsellino

SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

Libera incontra i parenti delle vittime innocenti di criminalità a Casoria




Libera incontra i parenti delle vittime innocenti di criminalità a Casoria 

Nei giorni scorsi una delegazione del Presidio territoriale Libera Afragola- Casoria ha avuto un incontro coi familiari delle vittime innocenti di camorra e violenza efferata  presenti sul territorio di Casoria, in modo da poter organizzare prossimamente una manifestazione di resistenza civica contro l’indifferenza e l’omertà che da troppo tempo è corresponsabile alla criminalità dilagante.  Verrà installata una lapide , proprio nel territorio casoriano, per  ricordare le vite spezzate ingiustamente, sperando che ciò  possa servire a  creare una coscienza collettiva contro le mafie. Abbiamo deciso quindi di  raccontare questi incontri, di rendere in  qualche modo partecipe la cittadinanza, per aiutare a creare quello spirito collaborativo necessario a sconfiggere  il compromesso criminale. Di seguito, una testimonianza del primo incontro avuto: 


 L’abitudine rende sopportabile anche le cose Spaventose (Esopo) 

di Vincenzo Fatigati 
Libera Giovani Presidio Territoriale  Afragola-Casoria



Ti capivo, ma non ti capivo veramente”.   Con queste parole , la signora Antonietta manifesta vicinanza  alla sua amica Rosaria vedova dell’edicolante Antonio Coppola, assassinato circa due anni fa nella sua edicola a Casoria, perché aveva rimproverato il giorno prima un ladro d’uva.

La differenza tra i due livelli di comprensione, consiste nel passare da spettatore di una tragedia a vittima:  lo scorso giugno, proiettili  vaganti hanno stroncato anche  la vita del barista Andrea  Nollino, marito della signora Antonietta. Solo allora, quando ti trovi ad essere vittima di una guerra,  puoi comprendere che quel dolore, per essere davvero compreso, più che essere raccontato  con parole, andrebbe immerso nella quotidiana drammaticità di chi si trova abbandonato dalle istituzioni. Di chi è costretto, all’improvviso, ad affrontare problemi economici, familiari, giganteschi.  Farsi carico di una tragedia che si prolunga nei mille problemi quotidiani.

Da una parte, c’è il solito chiacchiericcio popolare, che semina continuamente malizia e zizzania: sei “colpevole fino a  prova contraria”, il solo fatto di morire così , sotto fuochi di affiliati, significa essere in un certo senso compromesso, e pertanto questo pregiudizio diffamatorio, spegne   lo  scandalo cittadino, che nell'indifferenza contempla la tragedia. 

Nonostante l’innocenza, per il popolino, morire ammazzati è sempre una colpa.  



Dall'altra
 parte, c’è una spaventosa  indifferenza mediatica, che incurante di descrivere un territorio attraverso la lente  di rapporti della Dia, che fotografano la radiografia di una città “ad alto tasso criminale”, si soffermano sulla notizia sensazionalista di sciacalli,  che in cerca di  scoop costruiscono personaggi televisivi, offrendo ai parenti delle  vittime soldi o viaggi.
 Come è successo al padre di Stefano Ciaramella, che disgustato da certe proposte che arrivavano da emittenti nazionali,  custodisce il ricordo di suo figlio  in una foto nel suo portafoglio, 11 anni dopo che fu barbaramente ucciso da un giovane  di Afragola, suo coetaneo, per difendere la sua ragazza. Questo sciacallaggio , e questo doppio registro viene utilizzato anche da certi politici opportunisti, che cinicamente   se ne approfittano, proponendo la candidatura nelle proprie liste politiche ai familiari delle vittime, per semplice marketing, per crearsi quella patina eroica, che serve al loro consenso elettorale. Criminoso. Sfruttare la tragedia per consenso politico.   E in effetti, basta vivere il territorio, per constatare come la retorica di politici si sgonfia, davanti alla banalità con cui vengono accettate queste morti, come  quando due mesi dopo che furono assassinati due vigilanti, Gerardo Citarella e Pino Lotta, da colpi di kalashnikov durante una rapina, proprio poco tempo dopo che la cittadina era già stata colpita dall’omicidio Antonio Coppola l’amministrazione concordò nell’installare l’albero di Natale nei pressi della banca Unicredit, dove era avvenuto l’agguato,   cancellando con l’indifferenza quel sangue vivo di persone innocenti , come denuncia la stessa vedova Coppola. La banalità con cui viene accettato ciò, spesso è corresponsabile. Raccontare, ricordare, ciascuna di queste storie, quei dettagli dimenticati da chi è in cerca di sceneggiature televisive, significa davvero toccare la ferita aperta e sanguinante di un  tessuto sociale lacerato  dalle dinamiche criminali; raccontare la banalità con cui  vittime innocenti sono state colpite,  significa raccontare la narrazione civica di una realtà  che conosce la morte, come parte integrante della vita.  Una sicurezza precaria che si alterna ad uno stato di guerra a seconda degli interessi delle diverse geografie criminali. Un’indifferenza criminosa, che ancora oggi vive, proprio lì, in quei luoghi della tragedia, dove ancora oggi volti noti continuano il malaffare.I nomi degni assassini non hanno ancora un volto anche a causa dell'indifferenza cittadina.
Ritornando allora  al significato autentico delle parole, e non alla retorica di politici in cerca di passerelle televisive, ricordare significa letteralmente “ripassare delle parti del cuore”. Anche se non si può comprendere fino in fondo il dolore di chi vive tragedie umane, si può però cercare di ascoltare, e insieme aiutare, anche con qualche lapida, a mantenere un ricordo vivo che serve non solo a non dimenticare, ma a risvegliare, a sdegnare:   E solo così la gente potrà  finalmente dare un nome e cognomi a quell’uomo di mezz’età , che lì, con i soliti occhiali neri, continua a vendere sigarette abusive di fronte il bar Nollino.


Fonte: Redazione di Libera Presidio Afragola - Casoria 13 Ottobre 2012


Nessun commento:

Posta un commento

Lascia un tuo commento