L'oblio corresponsabile e delittuoso.
Ricordare
come forma di partecipazione democratica, a tre anni di distanza dall'omicidio
Coppola.
Dalla Redazione di Libera Afragola - Casoria
Presidio "Gerardo D'Arminio"
Non subito si rese conto di cosa
stesse succedendo , giura Rosaria Scialò, quando quella
maledetta mattina del 19 agosto 2010 sentì il rumore dei tre colpi che abbattevano il marito, Antonio Coppola,
freddato proprio all’esterno della sua edicola. Quello che è
successo quel giorno è stato registrato dalle cronache
e consegnato al raccapricciante elenco della troppe vittime di violenza criminale della città di Casoria.
La collaborazione della
stessa moglie Rosaria è stata fondamentale per la ricostruzione del
movente, per spiegare l’assurdità dell’omicidio, nel tentativo
di tentare dare un volto alla banalità del male: la banalità
di chi muore per aver rimproverato il giorno prima un ladro d’uva. Di chi
è costretto ad affrontare tragedie immani per una parola di troppo .
IL VIDEO
Quello che
però non viene raccontato dalle cronache è il dramma che si nasconde
dietro questi dettagli agghiaccianti, e si misura con
la sofferenza che si sconta nel corso dei mesi,
degli anni di chi ha visto trasformata la propria esistenza da un
atto barbarico. Una sofferenza che racconta il volto criminale delle nostre
realtà, costituito dall’assenza di senso civico, e spesso
IL VIDEO
compromissione
con metodi criminali . Il dolore di difendersi
dai calunniosi sussurri del vicinato, secondo cui, morire in quel
modo è pur sempre una colpa, un indizio di collusione e compromissione. Quasi a
dire che per morire ammazzato, devi essere colpevole.
Non si racconta (perché forse è
normale) della resistenza a qualche politico che, evidentemente impassibile al
dramma, tenta di strumentalizzare la vicenda delittuosa a proprio uso e consumo
proponendoti di indirizzare verso uno
“scopo” la testimonianza delle
sofferenze personali, per trasformarti in testimonial, in sponsor della
legalità, in strumento per la creazione di un’aureola per la propria campagna
elettorale.
Insomma ben pochi riescono a comprendere
le difficoltà familiari di chi, da “quell’istante”, è condannato a svolgere il
ruolo di madre e padre, travolto (come se non bastasse) anche da mille
difficoltà economiche e dalla responsabilità di dover assecondare le aspirazioni
ad una vita migliore dei propri figli.
Eppure i commenti infanganti del
vicinato, le cattiverie gratuite che arrivano da diverse parti , il
continuo pettegolezzo teso sempre a seminare zizzania, a
minimizzare l’evento, a giustificare l’accaduto, a trovare un sorriso
nella propria tragedia , non è dettato da un fattore casuale. Nasce
proprio dall’assenza di quel senso di partecipazione collettiva,
dall’impossibilità di accettare la condizione di pericolo permanente: quasi a
dire che la propria sicurezza personale può passare solo trattando con
sufficienza le disgrazie degli altri.
Per questo, a distanza di tre anni, bisogna continuare a raccontare, a dare
spazio alla testimonianza, alla voce di chi ha vissuto in prima persona
l’efferatezza di gesti criminali. Perché, aiutando chi è stata vittima del male
e dell’indifferenza , si aiuta non soltanto quella persona, ma così facendo si
costruisce un nuovo senso di responsabilità collettiva, e quindi di
partecipazione democratica.
Fonte:www.liberaafragolacasoriaacm.blogspot.com 19 Agosto 2013
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