"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo"

Paolo Borsellino

SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

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Beni confiscati, venderli in tempo di crisi?






Beni confiscati, venderli in tempo 
di crisi? 

I messaggi su facebook dello scrittore Roberto Saviano riaccendono la polemica
di  Simona Ascione


Era il 2009 quando Libera lanciava la petizione “Niente regali alle mafie i beni confiscati sono cosa nostra” , era un periodo in cui la discussione sull’argomento era infuocata e si valutava la possibilità di presentare una  proposta di legge che prevedesse la vendita all’asta dei beni confiscati alla criminalità organizzata.
 Qualche giorno fa sulla seguitissima pagina Twitter di Roberto Saviano appare 
questo messaggio “I beni confiscati alle organizzazioni criminali vanno venduti subito.
 È necessario riportare allo Stato le risorse saccheggiate”. 
Da più parti si evidenzia la contrarietà che tale ipotesi si realizzi, “riutilizzare” è la parola d’ordine. Affidare i beni alle organizzazioni del terzo settore, renderli una reale occasione di lavoro per le cooperative sociali, 
è questa la destinazione che tutti auspicano. E infatti, sembra percepirlo anche Saviano che dopo 
qualche ora corregge il tiro e commenta su Facebook “I beni assegnati alle associazioni sono 
l'emblema della vittoria sulle mafie. 
"Se i beni confiscati alle mafie si riuscissero tutti ad assegnare alla società civile sarebbe un traguardo meraviglioso" […] 
Ma quando non si riescono ad assegnare, e quando non diventano risarcimento, è meglio venderli non vivendo nel ricatto perenne che le mafie possano riacquistarli, cosa possibile creando strutture che non lo 
permettano”. 
Ma, concretamente, mettere in vendita un bene confiscato vorrebbe dire dichiarare che lo stato ha perso 
senza nemmeno aver provato a lottare.
 Il problema dei beni confiscati e non riutilizzati affligge la società civile come gli enti locali, bisognerebbe,  
dunque, lavorare per snellire le procedure di affidamento agli enti locali e incrementare le 
risorse per un rapido riutilizzo sociale. 
Non bisogna ignorare che spesso i beni versano in condizioni disastrose, ma è pur vero che non c’è niente di più “meraviglioso” che la vita che si riappropria di quei beni.
 Radio Siani, l’Asharam Santa Caterina, Il Pioppo, L’Orsa Maggiore, I Ken, sono solo alcune delle realtà che giorno dopo giorno lavorano sul territorio di Napoli e provincia per difendere il concetto della restituzione dei beni confiscati alla collettività.
 Luoghi chiusi e tristemente esclusivi, che oggi sono diventati il simbolo della partecipazione e dello scambio collettivo. 
Laddove il maltolto è stato restituito alla società civile è la comunità tutta che ne trae giovamento. 
Vendere i beni confiscati è una possibilità da scongiurare in ogni modo, bisogna, invece, migliorare   la legge 
sull’affidamento e supportare gli enti locali nel difficile compito della riqualificazione e gestione, considerare tali beni come un tesoro, una reale possibilità di crescita, sviluppo e lavoro per i territori, puntando su una progettazione produttiva e auto sostenibile. 

Fonte LiberaCampania .it Archivio Fortpapasc Giugno 2012 

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