L’associazione antimafia “Libera”
è troppo legata alla politica
di Antonio Amorosi
Suona
un campanello di allarme oggi in Italia se si parla di antimafia, alla vigilia
del ventennale della strage di via D’Amelio (l’assassinio del magistrato Paolo
Borsellino e della sua scorta): l’antimafia rischia di diventare un mezzo per
le forze politiche?
Il caso riguarda l’esponente antimafia Christian Abbondanza noto
per il suo impegno contro le cosche ma anche per numerose frizioni con
l’associazione nazionale “Libera” e che pubblica sul suo sito, La Casa della
Legalità, un attacco molto duro all’associazione presieduta da don Ciotti.
Christian è sotto protezione e già vittima di un boicottaggio anni fa a
Bologna, si ritrova prima come esperto antimafia a cui si rivolge un sindaco Pd
di un comune ligure (Sarzana) per valutare a chi assegnare un'onorificenza, e
poi, pianificato l’evento sotto sue indicazioni, escluso dall’appuntamento e
con l’associazione “Libera” in cartellone.
Che è successo Abbondanza?
Mi contatta il Sindaco di Sarzana, mi chiede se posso essere
presente per un intervento nella tavola rotonda del 20 luglio in cui verrà
consegnata un'onorificenza antimafia. Mi chiede a chi secondo me va assegnata.
Accolgono la mia proposta. Mi contatta la sua segreteria per avere conferma
dovendo procedere per la stampa degli inviti. Gli do conferma. Mi arriva
l'invito. Non ci sono. C'è “Libera”.
E che significa? Non
ci vedo niente di scandaloso alla fin fine…
No. E’ da un po’ di tempo che accade. Perché ho posto l’accento
su alcune incongruenze come questa che vi dico. A Casal di Principe il
sindaco e l'assessore distribuivano con “Libera” targhe anti-camorra, ma
quell'amministrazione comunale era legata alla Camorra, ai Casalesi. Cose che
si sanno in quei territori. Il sindaco e l'assessore sono stati arrestati poco
dopo perché collusi con i Casalesi... “Libera” li portò sul palco della sua
principale manifestazione, nel marzo 2009, a Casal di Principe, per distribuire
le targhe intitolata a Don Peppe Diana. Oppure ne dico un’altra.
“Libera”, con la struttura che si è data, vive grazie ai contributi pubblici e
privati. Tra i suoi sponsor troviamo, ad esempio, l'Unieco, colosso cooperativo
emiliano, che si vanta anche dei finanziamenti che da a Libera. Ma nei cantieri
della Unieco troviamo società di famiglie notoriamente mafiose, per l'esattezza
di 'ndranghetisti. I soldi risparmiati dalla Unieco in quei cantieri, con le
famose offerte “economicamente vantaggiose”, ad esempio, di società di famiglie
espressione delle cosche MORABITO-PALAMARA-BRUZZANI e PIROMALLI con i
GULLACE-RASO-ALBANESE, restano nelle casse di Unieco. Questa cooperativa
finanzia “Libera” per la lotta alla mafia. E' chiaro il controsenso!? Quando lo
fai notare nasce un problema con “Libera”.
Non sono solo casi
isolati!? Libera è un associazione grandissima per dimensioni…
Non credo. Ci sono tantissime altre contraddizioni della stessa
natura da nord a sud. Molti dei ragazzi che vi operano ci mettono l'anima, così
come molti di coloro che credono che “Libera” sia una struttura che fa
antimafia. Ma la realtà dei fatti è un po’ differente. Il quadro che ci viene
presentato è utile a “Libera”, che ha di fatto il monopolio della gestione dei
beni confiscati riassegnati, ed alle Istituzioni che così si fanno belle
sventolando questo dichiarato “utilizzo” dei beni confiscati. Ma la realtà non
è questa!
Prima di tutto perché i beni confiscati che vengono riassegnati sono
pochissimi. Sono briciole. Abbiamo pubblicato con l’Associazione Casa della
Legalità anche uno studio su questo, sulla normativa e sulla realtà. Uno studio
mai smentito!
Sentiamo a questo
punto un altro attivista e scrittore, Francesco Saverio Alessio, calabrese che
ha prodotto diversi scritti sulla ‘ndrangheta. E’ vero che c’è un monopolio
politico di “Libera” sul tema antimafia in Italia?
Se parli del tema in modo obiettivo, senza far riferimento né a
destra né a sinistra ti ritrovi emarginato. Parlo del problema “Libera” che ha
forti legami col potere politico. E’ molto grande come associazione e non
sempre chi sta dentro è così immune dagli interessi che la politica esprime. Ha
un sorta di monopolio. Se vai in contrasto con i loro referenti politici non ti
invitano più a niente e diventi invisibile anche se ricevi, come me, minacce.
Sentiamo allora
l’attore Giulio Cavalli, sotto scorta dopo le sue manifestazioni antimafia.
A me non è mai successo di essere escluso come Christian ma mi
capita spesso di vedere eventi antimafia che sorvolano sulle connessioni
politica-mafia locali. E’ facile parlare di Falcone e Borsellino e non voler
vedere la mafia sotto casa in Lombardia, in Piemonte, in Liguria ed Emilia
Romagna. Non mi stupisce che persone come Christian diventino scomode perché
fanno nomi e cognomi. Come diceva Peppino Impastato “c’è un solo modo per fare
antimafia, rompere la minchia!” Molte volte in contesti ipernoti per presenze
criminali c’è chi non fa questo anche se fa antimafia. Allora è palese che c’è
qualcosa che non va.
Ai nostri microfoni
anche Umberto Santino fondatore del Centro di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo.
Abbiamo avuto
frizioni con “Libera” ma su questioni di democrazia. “Libera” nomina i suoi
rappresentanti senza eleggerli. Quando facevo parte della Rivista mensile Narcomafie dell’arcipelago
di “Libera” e scrivevo su Repubblica Palermo posi la questione di dirigenti
dell’associazione destituiti dai propri incarichi senza alcuna discussione.
Anche se ci conoscevamo da molti anni, Don Ciotti mi fece telefonare da una
responsabile, tale Manuela, per comunicarmi che ero ufficialmente sospeso
dall’associazione. Mi sono dimesso subito daNarcomafie.
Un altro conflitto simile è sorto quando abbiamo posto critiche a un sindaco
leghista della provincia di Bergamo che pretestuosamente aveva rimosso
l’intitolazione di un biblioteca a Peppino Impastato. Ci siamo ritrovati
isolati da tutto il mondo che gravita intorno a “Libera” perché Don Ciotti
sosteneva che c’erano buoni rapporti con il Ministro degli Interni Roberto
Maroni. Avevo un rapporto ottimo con lui prima che ponessi quelle questioni di
democrazia. Ma non c’è la possibilità discutere in quell’ambiente. Si adottano
prassi rigide e di parte come ho viso solo in ambienti tardo clericali o in
partiti veterocomunisti.
La domanda allora è: l’antimafia rischia di diventare uno
strumento per dividersi e fare politica? Un modo per vedere il crimine solo
nell’avversario?
Un rischio che corre anche l’Emilia Romagna dove il Dipartimento
Investigativo Antimafia sostiene ci siano più attentati intimidatori che in
Sicilia. Da quando l’Ente Regione eroga denaro per eventi antimafia si
organizzano molti studi e momenti culturali sul fenomeno. Ma prima, quando
questi fondi non esistevano, in Emilia non si poteva neanche parlare del
fenomeno. Una coincidenza? Per le istituzioni in Emilia la mafia non esisteva o
si diceva “era presente in modo marginale” quando invece ha profonde radici da
decenni.
La situazione diventa ancora più problematica quando nel
mondo culturale antimafia emerge una sorta di monopolio su chi deve produrre
attività. Di fatto il monopolio è di pertinenza dell’associazione “Libera” che
esprime una forte capacità di azione sul territorio nazionale anche perché
oltre all’attivismo di tanti militanti impegnati ha anche alle spalle grossi
sponsor economici di area centrosinistra che in Emilia primeggiano. E ”Libera”
oltre a tante iniziative di sensibilizzazione ha sviluppato progetti e
iniziative antimafia traducendoli in prodotti di consumo che possiamo trovare
in vendita negli scaffali dei supermercati Coop, come la pasta, i biscotti, i
vini, in un ciclo virtuoso in cui la farina “che darà la pasta” è ottenuta dai
terreni confiscati alla mafia. Tutto questo è molto bello e da sostenere! Meno
bello ma sempre di notevole rilevanza sono invece gli episodi di
discriminazione e isolamento nei confronti di coloro che fanno attività
antimafia fuori dalla copertura politica di sinistra (ma sarebbe valido anche
se questo riguardasse la destra o il centro).
L’evidenza dei fatti mostra che anche persone valorizzate da
“Libera” si ritrovano poi implicate in fatti di crimine. Ora o l’antimafia è un
problema importante che ci deve far andare fino in fondo alle questioni, senza
titubanze, restando indipendenti dalla politica, oppure diventa principalmente
uno strumento politico, visto che sentiamo politicamente più vicini alcuni
soggetti invece di altri.
Dopo queste interviste stiamo cercando di contattare il
presidente di “Libera” don Ciotti per sentire cosa pensa delle questioni
affrontate e capire quale sia la sua opinione e versione dei fatti.
Fonte affari italiani.it 15 Luglio 2012
Un nostro punto di vista
Libera Presidio Afragola Casoria
Noi come presidio crediamo che nessun meccanismo è perfetto e che se ci sono problemi è giusto che vengano affrontati invece di essere elusi o rimandati. Le nostre attività dimostrano come il nostro primario interesse siano i problemi del nostro territorio di appartenenza. Soprattutto noi presidi di frontiera non possiamo appiattirci sui temi inflazionati dell'antimafia ma dobbiamo lavorare sulle questioni gravi del nostro territorio.Libera resta un grande patrimonio e un grande punto di riferimento per tutte le associazioni e i cittadini che intendono impegnarsi attivamente su questioni cruciali del nostro paese.
Suona
un campanello di allarme oggi in Italia se si parla di antimafia, alla vigilia
del ventennale della strage di via D’Amelio (l’assassinio del magistrato Paolo
Borsellino e della sua scorta): l’antimafia rischia di diventare un mezzo per
le forze politiche?
Il caso riguarda l’esponente antimafia Christian Abbondanza noto
per il suo impegno contro le cosche ma anche per numerose frizioni con
l’associazione nazionale “Libera” e che pubblica sul suo sito, La Casa della
Legalità, un attacco molto duro all’associazione presieduta da don Ciotti.
Christian è sotto protezione e già vittima di un boicottaggio anni fa a
Bologna, si ritrova prima come esperto antimafia a cui si rivolge un sindaco Pd
di un comune ligure (Sarzana) per valutare a chi assegnare un'onorificenza, e
poi, pianificato l’evento sotto sue indicazioni, escluso dall’appuntamento e
con l’associazione “Libera” in cartellone.
Che è successo Abbondanza?
Mi contatta il Sindaco di Sarzana, mi chiede se posso essere
presente per un intervento nella tavola rotonda del 20 luglio in cui verrà
consegnata un'onorificenza antimafia. Mi chiede a chi secondo me va assegnata.
Accolgono la mia proposta. Mi contatta la sua segreteria per avere conferma
dovendo procedere per la stampa degli inviti. Gli do conferma. Mi arriva
l'invito. Non ci sono. C'è “Libera”.
E che significa? Non
ci vedo niente di scandaloso alla fin fine…
No. E’ da un po’ di tempo che accade. Perché ho posto l’accento
su alcune incongruenze come questa che vi dico. A Casal di Principe il
sindaco e l'assessore distribuivano con “Libera” targhe anti-camorra, ma
quell'amministrazione comunale era legata alla Camorra, ai Casalesi. Cose che
si sanno in quei territori. Il sindaco e l'assessore sono stati arrestati poco
dopo perché collusi con i Casalesi... “Libera” li portò sul palco della sua
principale manifestazione, nel marzo 2009, a Casal di Principe, per distribuire
le targhe intitolata a Don Peppe Diana. Oppure ne dico un’altra.
“Libera”, con la struttura che si è data, vive grazie ai contributi pubblici e
privati. Tra i suoi sponsor troviamo, ad esempio, l'Unieco, colosso cooperativo
emiliano, che si vanta anche dei finanziamenti che da a Libera. Ma nei cantieri
della Unieco troviamo società di famiglie notoriamente mafiose, per l'esattezza
di 'ndranghetisti. I soldi risparmiati dalla Unieco in quei cantieri, con le
famose offerte “economicamente vantaggiose”, ad esempio, di società di famiglie
espressione delle cosche MORABITO-PALAMARA-BRUZZANI e PIROMALLI con i
GULLACE-RASO-ALBANESE, restano nelle casse di Unieco. Questa cooperativa
finanzia “Libera” per la lotta alla mafia. E' chiaro il controsenso!? Quando lo
fai notare nasce un problema con “Libera”.
Non sono solo casi
isolati!? Libera è un associazione grandissima per dimensioni…
Non credo. Ci sono tantissime altre contraddizioni della stessa
natura da nord a sud. Molti dei ragazzi che vi operano ci mettono l'anima, così
come molti di coloro che credono che “Libera” sia una struttura che fa
antimafia. Ma la realtà dei fatti è un po’ differente. Il quadro che ci viene
presentato è utile a “Libera”, che ha di fatto il monopolio della gestione dei
beni confiscati riassegnati, ed alle Istituzioni che così si fanno belle
sventolando questo dichiarato “utilizzo” dei beni confiscati. Ma la realtà non
è questa!
Prima di tutto perché i beni confiscati che vengono riassegnati sono pochissimi. Sono briciole. Abbiamo pubblicato con l’Associazione Casa della Legalità anche uno studio su questo, sulla normativa e sulla realtà. Uno studio mai smentito!
Prima di tutto perché i beni confiscati che vengono riassegnati sono pochissimi. Sono briciole. Abbiamo pubblicato con l’Associazione Casa della Legalità anche uno studio su questo, sulla normativa e sulla realtà. Uno studio mai smentito!
Sentiamo a questo
punto un altro attivista e scrittore, Francesco Saverio Alessio, calabrese che
ha prodotto diversi scritti sulla ‘ndrangheta. E’ vero che c’è un monopolio
politico di “Libera” sul tema antimafia in Italia?
Se parli del tema in modo obiettivo, senza far riferimento né a
destra né a sinistra ti ritrovi emarginato. Parlo del problema “Libera” che ha
forti legami col potere politico. E’ molto grande come associazione e non
sempre chi sta dentro è così immune dagli interessi che la politica esprime. Ha
un sorta di monopolio. Se vai in contrasto con i loro referenti politici non ti
invitano più a niente e diventi invisibile anche se ricevi, come me, minacce.
Sentiamo allora
l’attore Giulio Cavalli, sotto scorta dopo le sue manifestazioni antimafia.
A me non è mai successo di essere escluso come Christian ma mi
capita spesso di vedere eventi antimafia che sorvolano sulle connessioni
politica-mafia locali. E’ facile parlare di Falcone e Borsellino e non voler
vedere la mafia sotto casa in Lombardia, in Piemonte, in Liguria ed Emilia
Romagna. Non mi stupisce che persone come Christian diventino scomode perché
fanno nomi e cognomi. Come diceva Peppino Impastato “c’è un solo modo per fare
antimafia, rompere la minchia!” Molte volte in contesti ipernoti per presenze
criminali c’è chi non fa questo anche se fa antimafia. Allora è palese che c’è
qualcosa che non va.
Ai nostri microfoni
anche Umberto Santino fondatore del Centro di documentazione
"Giuseppe Impastato" di Palermo.
Abbiamo avuto
frizioni con “Libera” ma su questioni di democrazia. “Libera” nomina i suoi
rappresentanti senza eleggerli. Quando facevo parte della Rivista mensile Narcomafie dell’arcipelago
di “Libera” e scrivevo su Repubblica Palermo posi la questione di dirigenti
dell’associazione destituiti dai propri incarichi senza alcuna discussione.
Anche se ci conoscevamo da molti anni, Don Ciotti mi fece telefonare da una
responsabile, tale Manuela, per comunicarmi che ero ufficialmente sospeso
dall’associazione. Mi sono dimesso subito daNarcomafie.
Un altro conflitto simile è sorto quando abbiamo posto critiche a un sindaco
leghista della provincia di Bergamo che pretestuosamente aveva rimosso
l’intitolazione di un biblioteca a Peppino Impastato. Ci siamo ritrovati
isolati da tutto il mondo che gravita intorno a “Libera” perché Don Ciotti
sosteneva che c’erano buoni rapporti con il Ministro degli Interni Roberto
Maroni. Avevo un rapporto ottimo con lui prima che ponessi quelle questioni di
democrazia. Ma non c’è la possibilità discutere in quell’ambiente. Si adottano
prassi rigide e di parte come ho viso solo in ambienti tardo clericali o in
partiti veterocomunisti.
La domanda allora è: l’antimafia rischia di diventare uno
strumento per dividersi e fare politica? Un modo per vedere il crimine solo
nell’avversario?
Un rischio che corre anche l’Emilia Romagna dove il Dipartimento
Investigativo Antimafia sostiene ci siano più attentati intimidatori che in
Sicilia. Da quando l’Ente Regione eroga denaro per eventi antimafia si
organizzano molti studi e momenti culturali sul fenomeno. Ma prima, quando
questi fondi non esistevano, in Emilia non si poteva neanche parlare del
fenomeno. Una coincidenza? Per le istituzioni in Emilia la mafia non esisteva o
si diceva “era presente in modo marginale” quando invece ha profonde radici da
decenni.
La situazione diventa ancora più problematica quando nel
mondo culturale antimafia emerge una sorta di monopolio su chi deve produrre
attività. Di fatto il monopolio è di pertinenza dell’associazione “Libera” che
esprime una forte capacità di azione sul territorio nazionale anche perché
oltre all’attivismo di tanti militanti impegnati ha anche alle spalle grossi
sponsor economici di area centrosinistra che in Emilia primeggiano. E ”Libera”
oltre a tante iniziative di sensibilizzazione ha sviluppato progetti e
iniziative antimafia traducendoli in prodotti di consumo che possiamo trovare
in vendita negli scaffali dei supermercati Coop, come la pasta, i biscotti, i
vini, in un ciclo virtuoso in cui la farina “che darà la pasta” è ottenuta dai
terreni confiscati alla mafia. Tutto questo è molto bello e da sostenere! Meno
bello ma sempre di notevole rilevanza sono invece gli episodi di
discriminazione e isolamento nei confronti di coloro che fanno attività
antimafia fuori dalla copertura politica di sinistra (ma sarebbe valido anche
se questo riguardasse la destra o il centro).
L’evidenza dei fatti mostra che anche persone valorizzate da
“Libera” si ritrovano poi implicate in fatti di crimine. Ora o l’antimafia è un
problema importante che ci deve far andare fino in fondo alle questioni, senza
titubanze, restando indipendenti dalla politica, oppure diventa principalmente
uno strumento politico, visto che sentiamo politicamente più vicini alcuni
soggetti invece di altri.
Dopo queste interviste stiamo cercando di contattare il
presidente di “Libera” don Ciotti per sentire cosa pensa delle questioni
affrontate e capire quale sia la sua opinione e versione dei fatti.
Un nostro punto di vista
Libera Presidio Afragola Casoria
Noi come presidio crediamo che nessun meccanismo è perfetto e che se ci sono problemi è giusto che vengano affrontati invece di essere elusi o rimandati. Le nostre attività dimostrano come il nostro primario interesse siano i problemi del nostro territorio di appartenenza. Soprattutto noi presidi di frontiera non possiamo appiattirci sui temi inflazionati dell'antimafia ma dobbiamo lavorare sulle questioni gravi del nostro territorio.Libera resta un grande patrimonio e un grande punto di riferimento per tutte le associazioni e i cittadini che intendono impegnarsi attivamente su questioni cruciali del nostro paese.
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