"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo"

Paolo Borsellino

SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

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Ndrangheta, estorsioni sulla Salerno-Reggio Calabria

dalla Redazione di Narcomafie

Sindacalisti della ‘ndrangheta, tre operai dei cantieri dipendenti della società cooperativa Santa Trada, Francesco Alampi (responsabile della sicurezza sui cantieri per conto dei lavoratori), Giuseppe Piccolo e Francesco Spanò 
(della Filca-Cisl), prendevano disposizioni da Franco Nasone, considerato elemento di spicco della cosca omonima. Secondo l’indagine della Dda di Reggio Calabria – firmata dal Procuratore aggiunto Michele Prestipino e dai Pm Alessandra Cerreti e Rosario Ferracane i tre, “che svolgevano anche funzioni di rappresentanza dei lavoratori dell’azienda” oltre ad essere dipendenti della ditta “Santa Trada” – che aveva vinto un subappalto dei lavori – “estorcevano denaro alla stessa ditta appaltante”.                     Al centro dell’indagine – denominata operazione “Alba di Scilla 2”c’è la capillare pressione estorsiva esercitata dalla cosca su imprenditori e commercianti locali, con particolari interessi delle famiglie mafiose sugli importanti appalti dei lavori dell’autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, con furti e danneggiamenti sul territorio per imporre la forza intimidatrice della ‘ndrangheta.                        
Particolarmente preziosa per lo sviluppo delle indagini, rilevano gli investigatori, è stata la decisione coraggiosa da parte di alcuni imprenditori di non sottostare al giogo mafioso e di denunciare le arroganti richieste estorsive.
Invece di rappresentare i diritti dei lavoratori, facevano gli interessi della ‘ndrangheta. 
Non erano semplici dipendenti delle ditte che lavoravano sulla Salerno-Reggio Calabria quelli arrestati stamattina dagli uomini del Comando Provinciale dei Carabinieri di Reggio Calabria con l’accusa di estorsione. Risultano infatti sindacalisti particolarmente attivi, che utilizzavano il proprio ruolo per avere contatti diretti con i titolari delle imprese e fare su di loro pressioni affinché si “ammorbidissero”, sia in funzione di nuove assunzioni che del pagamento del pizzo. Francesco Spanò (della Filca-Cisl), Giuseppe Piccolo (responsabile della sicurezza sui cantieri per conto dei lavoratori) e Francesco Alampi (formalmente non dirigente sindacale, ma una sorta di vero e proprio capo popolo), sono ora accusati di estorsione e furto con l’aggravante di aver agito per favorire i clan di Scilla.
Già il mese scorso, la prima parte dell’indagine della Dda aveva portato all’arresto di una dozzina tra capi e affiliati del clan “Nasone-Gaietti”. Tra questi Giuseppe Fulco, nipote diretto del defunto boss di Scilla Giuseppe Nasone, che secondo gli inquirenti si è più volte recato su un cantiere esigendo da un imprenditore 6 mila euro, pari al 3% dell’importo dei lavori, come condizione necessaria poter continuare a lavorare tranquillamente sui cantieri dell’A3 e del cantiere Anas per l’ammodernamento della Statale 118. Questa seconda parte dell’inchiesta è scattata grazie agli imprenditori, che dopo l’operazione dei primi di giugno hanno iniziato a collaborare con i magistrati, ammettendo quanto era già emerso e confermando il pagamento delle tangenti agli uomini della ‘ndrangheta. Per Michele Prestipino si tratta di “una scelta importante e responsabile da parte degli imprenditori”. Il magistrato ha più volte sottolineato come “grazie alla collaborazione dei titolari delle aziende è possibile infliggere colpi durissimi al fenomeno delle tangenti, che arricchisce i clan e mette in ginocchio l’economia”.

Fonte Narcomafie.it 17 Luglio 2012

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