Milano, l’allarme di Nando dalla Chiesa: “Qui la ‘ndrangheta
si sente a casa”
da Omicron, Il Giorno
Incendi, incendi e ancora incendi. Sempre più attentati danno alle fiamme impianti e strutture comunali a Milano. All’inizio sembravano casi isolati ma i roghi appiccati sono costantemente cresciuti. All’inizio furono i due attentati al centro sportivo comunale «Ripamonti» di via Iseo: il 9 ottobre e il 29 dicembre 2011. Sono poi venuti gli incendi di questo agosto: il 22 le fiamme davanti ad un altro centro sportivo comunale, il «Colombo» di via Cardellino, il 17 agosto i roghi al parco delle Cave, al Bosco in Città e alla caserma Perrucchetti. Troppo, decisamente troppo per non collegare gli attentati tra loro. Ma chi, e a che scopo?
A dare l’allarme è Nando dalla Chiesa, presidente del Comitato antimafia recentemente istituito dal Comune meneghino, che a luglio aveva censito, tra Milano e hinterland, 52 atti intimidatori (a danno soprattutto di attività commerciali) in 18 mesi. Non solo strutture comunali, dunque, ma anche privati. Sono i clan che allungano le mani sulla città: «Gli incendi di queste settimane — dice il presidente del Comitato antimafia — sono l’ennesimo, indubbio, segnale di una presenza che cerca di condizionare la città. La criminalità organizzata ha uno spazio impensabile a Milano. Qui loro adesso pensano di essere a casa loro».
Non solo, dalla Chiesa lancia anche una richiesta esplicita alle autorità: «Si vada fino in fondo nell’accertare chi siano i responsabili degli incendi di questo mese». Perché questa sollecitazione? «Troppo spesso — spiega dalla Chiesa — gli incendi finiscono con l’essere derubricati a fatti casuali. Pizzerie, automobili, parchi sembrano bruciare per autocombustione. Anche questo — prosegue il presidente del Comitato antimafia — è un segno di una non particolare disponibilità a prendere sul serio i messaggi trasmessi della criminalità organizzata. I settori del commercio e alberghiero sono i più colpiti a Milano, perché è più facile riciclarvi denaro sporco. Avviene lo stesso a Roma, altra grande città commerciale. Ma — sottolinea dalla Chiesa — anche gli atti intimidatori ai centri sportivi non vanno sottovalutati: in Calabria è emerso che diverse società o associazioni sportive rientravano nella galassia della ’ndrangheta».
Quando gli si chiede a quale livello si registri questa «non particolare disponibilità a prendere sul serio» i segnali della malavita, dalla Chiesa risponde: «Non sono in grado di dirlo. So però che gli incendi sono il linguaggio della criminalità organizzata, sono una pratica di intimidazione alla quale i clan ricorrono abitualmente. Dobbiamo renderci conto che in città c’è una presenza composita di organizzazioni criminali e che questi incendi sono una risposta, una reazione al clima di rinnovata legalità che si sta cercando di portare in città attraverso una nuova attenzione alle regole. Perché Milano non è cosa loro ed è ora che se ne vadano».
La critica è non tanto rivolta alle precedenti amministrazioni in quanto tali, ma al diffuso lassismo delle istituzioni locali e nazionali nell’affrontare il problema dell’infiltrazione mafiosa al nord: «Purtroppo oggi la criminalità organizzata parte con 20 anni di vantaggio rispetto a noi. La politica ha fatto poco per contrastarla, per fortuna ci ha pensato la magistratura». «La criminalità organizzata — conclude dalla Chiesa — non si pone limiti negli obiettivi, sono disposti a colpire ovunque».
Fonte: Narcomafie.it 29 Agosto 2012
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia un tuo commento