"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo"

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SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

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Una scorta per Alessandro Cannavacciuolo, il ragazzo che denuncia i galantuomini


















Una scorta per Alessandro Cannavacciuolo, il ragazzo che
denuncia i galantuomini


di Matteo Zola



Alessandro Cannavacciuolo, ventiquattro anni appena, un ragazzo comune di quelli che certa stampa, in cerca di sensazionalismi, definirebbe un ‘eroe’. 
Poiché certo non è comune, a quell’età come in nessuna, opporsi a rischio della propria incolumità ai potentati politico-economici. Specialmente se ci si trova ad Acerra, in Campania, e si denunciano l’inquinamento ambientale e l’occultamento di rifiuti tossici.
E non ci vuole un esperto per capire chi, nel territorio campano, può gestire simili affari.



Cannavacciuolo si batte da tempo in difesa del suo territorio, distrutto da parte degli speculatori collusi con la politica. Le sue accuse si sono rivolte specialmente contro i Pellini, noti imprenditori di Acerra, finché un’ultima denuncia – datata 4 settembre 2011 – non è diventata oggetto di indagini da parte della Procura di Nola. 
Da allora Cannavacciuolo è oggetto di continue minacce, agguati, telefonate intimidatorie e la pressione su di lui aumenta costantemente. Per questo è stata lanciata una petizione, della quale vogliamo farci megafono, affinché Alessandro non venga lasciato solo e gli venga assegnata una scorta.

Già, perché la denuncia del settembre 2011 svela tutti i particolari riguardo l’interramento di rifiuti tossici nelle fondamenta di una scuola dell’infanzia ad Acerra. L’indagine, aperta dal pm della Procura di Nola, Carmine Renzulli, che ha delegato la Polizia Provinciale a effettuare i primi interrogatori, è tutt’ora in corso. Sappiamo però che Cannavacciuolo ha raccolto alcune dichiarazioni di un muratore ex dipendente della ditta Fratelli Pellini. Costui avrebbe dichiarato che fondamenta del palazzo, nel parco Di Fiore ad Acerra, dove a piano terra è ubicata la scuola paritaria dell’infanzia “Bosco Incantato”, sarebbero state riempite di rifiuti tossici pericolosi a partire da quelli ospedalieri per finire a quelli industriali – miscelati al cemento. La notizia, riportata da L’inchiesta Napoli, magazine indipendente on-line, è sconcertante ma sarebbe avvalorata dalle testimonianze di costruttori locali che avrebbero rifiutato, in passato, di acquistare cemento dalla ditta Pellini a causa dei “cattivi odori” e della dubbia consistenza del materiale.

La ditta Pellini, spiega ancora L’inchiesta Napoli, è attualmente sotto processo per aver smaltito illegalmente tonnellate di rifiuti tossici nelle campagne acerrane, nei pozzi e nelle fondamenta di molti palazzi in località Spiniello, da loro costruiti negli anni che vanno dal 1998 al 2003. Principali imputati sono i tre fratelli Pellini di Acerra: Cuono, Giovanni e Salvatore, gestori di società di trasporto e trattamento rifiuti i primi due, e carabiniere all’epoca dei fatti il terzo. Un imponente edificio probatorio dimostra che Pellini e associati, fin dagli anni novanta, hanno smaltito illegalmente in Campania almeno un milione di tonnellate di scarti industriali provenienti per la maggior parte da Toscana e Veneto, con un profitto stimato di ventisette milioni di euro. L’organizzazione si avvaleva di un rete di complici che ricoprivano posizioni di controllo nella pubblica amministrazione e nelle forze dell’ordine. In particolare, l’ex maresciallo dei carabinieri Giuseppe Curcio avrebbe dirottato i controlli dell’ARPAC e manomesso le indagini innescate dalle denunce degli agricoltori, causandone l’archiviazione. Altri due complici al comune di Acerra, Pasquale Petrella e Amodio Di Nardi, responsabili dell’ufficio tecnico, fornivano certificati falsi sulla destinazione dei terreni, contribuendo alla parvenza legale delle operazioni. Forti anche i legami del gruppo Pellini con il clan Belforte di Marcianise, emersi dalle intercettazioni telefoniche tra esponenti del clan e dalle dichiarazioni del pentito Pasquale Di Fiore, a capo dell’omonimo clan acerrano.

La vicinanza dei clan camorristi ai Pellini evidenzia quanto sia necessario proteggere il giovane Alessandro Cannavacciuolo assegnandogli una scorta, poiché se talvolta si ha bisogno di ‘eroi qualunque’ per fare luce su crimini e torbidi, certo non si ha bisogno di martiri da aggiungere al pantheon degli onesti.

Fonte: Narcomafie.it  8 Gennaio 2913

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