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Bando regionale per progetti sui beni confiscati, esclusi quanti direttamente li gestiscono. Tradito lo spirito della legge di Tonino Amato Presidente Commissione Regionale Beni Confiscati




Bando regionale per progetti sui beni confiscati, esclusi quanti direttamente li gestiscono. Tradito lo spirito della legge

di Tonino Amato
Presidente Commissione Regionale Beni Confiscati


Dopo 8 mesi di attesa, l’odierna pubblicazione sul BURC del bando relativo al sostegno per progetti di riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata, secondo quanto previsto dalla L.R. 7/2012, evidenzia forti criticità che non solo tradiscono lo spirito del legislatore cui l’atto si sarebbe dovuto attenere, ma, soprattutto, rischiano di escludere dalla possibilità di partecipazione, quanti, associazioni, cooperative, terzo settore, direttamente utilizzano i beni confiscati, i comuni che si trovano in situazioni di dissesto finanziario, i comuni (tanti) che ancora non utilizzano o che comunque non lo hanno fatto per il passato, la procedura consigliata ma non obbligatoria, del bando pubblico per l’assegnazione dei beni confiscati. Chiediamo che, in tempi strettissimi, il bando sia ritirato e rivisto e che, conm urgenza, la giunta regionale sia finalmente seguito a quanto previsto (osservatorio regionale, ufficio per le aziende confiscate, premialità nei bandi regionali per quanti presentano progetti da realizzarsi sui beni confiscati) dalla legge 7/2012, che ancora, incredibilmente, resta del tutto inapplicata. Sui beni confiscati e nella lotta alla camorra non servono belle parole, ma impegno e responsabilità.
Di seguito il comunicato stampa diffuso
«Dopo 8 mesi pubblicato il bando per il sostegno a progetti di riutilizzo sui beni confiscati. Purtroppo, al momento, un’occasione persa. Chiediamo a Caldoro che venga ritirato e rivisto» lo afferma in una nota il Presidente della Commissione Beni Confiscati Antonio Amato «E’ assurdo che con un bando si modifichi una norma e quindi la volontà del legislatore che aveva previsto, tra i diretti beneficiari quanti, associazioni, cooperative, gestiscono o promuovono i beni confiscati. Invece, per il bando pubblicato oggi sul BURC, possono presentare i progetti solo gli enti locali ed i loro consorzi, tra l’altro compartecipando per il 10% al progetto. E’ vero che, a fronte di finanziamenti massimi di 25 mila euro a progetto, si tratta di somme minime, fino a 2 mila e 500 euro. Ma questo taglia automaticamente fuori tutti i comuni in dissesto finanziario o comunque con difficoltà economiche. Senza contare ulteriori difficoltà per eventuali amministrazioni commissariate. Intere zone del casertano, a partire dal territorio casalese dove pure sono presenti molti beni confiscati e dove pure sono concentrate straordinarie esperienze, sono praticamente tagliate fuori. E difficoltà potrebbero esserci anche per comuni come Napoli chiamato a scegliere, non si sa bene su quali basi, tra tanti beni per quali presentare un progetto e quali tagliare fuori. Inoltre, ancora oggi, Napoli come tanti altri comuni non ha un regolamento che prevede il bando pubblico per l’assegnazione dei beni, pre-condizione invece prevista dal bando regionale che, ancora, quindi, taglia fuori ed esclude possibili beneficiari. Lo spirito della stessa legge 7/2012» continua Amato «promuoveva l’interazione tra privato sociale, associazioni ed enti locali, ma lasciava aperta la possibilità di promuovere progetti sia agli enti locali che a quanti utilizzano direttamente i beni. Sono questi ultimi, d’altro canto a conoscere le reali necessità dei luoghi che gestiscono. Quale logica spinge invece la giunta a pensare che le proposte debbano essere promosse solo dagli enti locali? Insomma, un pasticcio che rischia di azzoppare un’azione virtuosa. Per questo» conclude il Presidente della Commissione Regionale «chiederemo a Caldoro di ritirare immediatamente il bando e correggerlo per renderlo davvero funzionale al riutilizzo dei beni confiscati. Naturalmente in tempi strettissimi, così come in tempi rapidi si deve fare tutto quanto ancora la legge prevede e ancora non è stato realizzato: l’osservatorio regionale, l’ufficio per le aziende confiscate, le premialità nei bandi regionali per quanti presentano progetti da realizzarsi sui beni confiscati. Quanto accaduto nei giorni scorsi alla NCO dimostra che ancora c’è tanto da fare, c’è bisogno di responsabilità e attenzione, e soprattutto di un reale, forte e costante impegno»

Fonte: primapaginaitaliana.it/  8 Gennaio 2013

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