"Politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio, o si fanno la guerra o si mettono d’accordo"

Paolo Borsellino

SPORTELLO SOS GIUSTIZIA

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Antonio Cassarà e Roberto Antiochia, 27 anni dopo il duplice delitto IERI IL RICORDO DEL POLIZIOTTO NINO AGOSTINO E DELLA MOGLIE, IDA CASTELLUCCIO




Antonio Cassarà e Roberto Antiochia, 27 anni dopo il duplice delitto

IERI IL RICORDO DEL POLIZIOTTO NINO AGOSTINO E DELLA MOGLIE, IDA CASTELLUCCIO


Il 6 agosto del 1985 Cosa nostra uccideva a Palermo il commissario e l'agente di polizia. Trent'anni fa l'omicidio del procuratore Gaetano Costa


dalla redazione di Liberainformazione


Un altro poliziotto è rimasto ferito. I killer hanno sparato in cinque secondi oltre duecento colpi di kalashnikov. La reazione del Governo: trasferiti d’urgenza nell’Isola centinaia di carabinieri, agenti e guardie  di finanza. Il ministro dell’Interno oggi in Sicilia.  Oggi il sindaco incontra Craxi. Questo il sommario che il quotidiano “Repubblica” dedicò  27 anni fa, al duplice omicidio del Commissario di polizia, Antonio Cassarà e Roberto Antiochia. Erano gli anni dell’ascesa dei corleonesi, del “sacco di Palermo” e il commissario Ninnì Cassarà e il giovane poliziotto Roberto Antiochia in Sicilia si occupavano di indagini importanti su Cosa nostra e i suoi affari. Ma anche della caccia ai latitanti.  Nel docu-film “Uomini soli” i colleghi di Cassarà e Antiochia e del commissario Beppe Montana, ricordano così quei mesi di lavoro: la lotta alla mafia in quel momento qui a Palermo era una "cosa personale". Cassarà, Antiochia, Montana, la caccia ai latitanti la facevano a mani nude, spesso non con la macchina di servizio ma con quelle personali; "scambiavamo targhe, per non farci riconoscere e pedinavamo i boss anche durante i permessi, le ferie, le vacanze”. Nonostante i pochi strumenti a disposizione per indagare,  i risultati raggiunti dalle istituzioni davano fastidio ai boss. E gli omicidi, in pieno centro a Palermo, furono la risposta violenta di Cosa nostra all’attività di contrasto messa in atto da alcuni uomini dello Stato. “Uomini soli” come li chiama il giornalista, Attilio Bolzoni nel libro e nel film ( realizzato con Faber Film e Libera). 

Il commissario "Ninni" Cassarà. Commissario di polizia prima in Calabria e poi in Sicilia, ebbe modo di conoscere Falcone e di lavorare poi come vice questore aggiunto alla questura di Palermo. Fu infine vice capo della  mobile nella stessa città. Molte delle indagini sulla struttura di Cosa nostra e i suoi affari, Cassarà le fece con l’agente Calogero Zucchetto. Partecipò insieme al collega, Beppe Montana, alle indagini sui traffici fra Sicilia e America, nella nota “Pizza Connection”. Negli stessi anni si occupò al fianco di Giovanni Falcone delle inchieste che confluirono nel maxi processo a Cosa nostra. 

L'agente Roberto Antiochia. Umbro di nascita in servizio nella polizia lavorò a Milano, Torino e Roma prima di essere inviato in Sicilia.  Al fianco di  Beppe Montana, anche lui commissario impegnato in particolare nella della caccia ai latitanti, ucciso dalla mafia poche settimane prima, il 28 luglio del 1985. Dopo l'omicidio di Montana, Antiochia decise di tornare in servizio dalle ferie per seguire insieme al commissario Cassarà le indagini in corso e scelse di essere al suo fianco, pur sapendo che la vita di Cassarà era in serio pericolo. Un coraggio, quello di Antiochia, che sarà  portato avanti nelle testimonianze della madre, Saveria, che dopo la morte del figlio non smetterà di occuparsi della lotta alla mafia sotto il profilo culturale e educativo. Così Saveria Antiochia ricorda ai microfoni della tv trapanese, Rtc, in un dialogo con il giornalista Mauro Rostagno, Ninni Cassarà e il figlio:





Misteri di Stato e di mafia. Ieri la città di Palermo con una iniziativa promossa fra gli altri da Libera Palermo, Addio pizzo e RadioCentopassi ha, inoltre, ricordato altre due vittime della violenza mafiosa. L’agente di polizia Nino Agostino e la moglie Ida Castelluccio, la verità sulla loro morte è avvolta da un fitto mistero che attraversa la zona grigia della lotta alla mafia: i confini fra le indagini dello Stato e i segreti di Cosa nostra. Il duplice delitto avvenne il 5 agosto del 1989 a Villa Grazia di Carini e proprio lì ieri familiari, giovani, cittadini, istituzioni e associazioni hanno deposto una corona di fiori ai piedi della stele che dallo scorso anno li ricordaClicca qui per conoscere la storia del poliziotto Agostino e il duplice delitto

Trent'anni fa l'omicidio del procuratore Gaetano Costa. Cosa nostra il 6 agosto del 1980, inoltre, uccideva a Palermo il procuratore della Repubblica, Gaetano Costa. Il magistrato aveva dato ordine di cattura di un boss e questo, probabilmente, segnò al sua condanna a morte. Consapevole dei rischi che correva aveva più volte rifiutato protezione e auto blindata. Oggi in una nota l'Associazione nazionale magistrati l'ha ricordato così: " per primo, intui' le profonde trasformazioni della mafia di quegli anni, contrastandone in particolare le infiltrazioni nei settori degli appalti, della pubblica amministrazione e dell'economia".  In un passaggio dell'intervento del presidente dell'Anm Sicilia, Antonino Di Matteo fa un riferimento alla lotta alle mafie oggi. "Commemoriamo il valoroso collega - prosegue la nota - nella consapevolezza dei doveri morali, che incombono in primo luogo sulla magistratura, di individuare i moventi, i mandanti e gli esecutori di quel terribile delitto e di evitare che si ripropongano in futuro, nei confronti di altri colleghi, quelle condizioni di isolamento e sovraesposizione che visse il procuratore Costa prima di essere ucciso".

Fonte: Liberainformazione.org 6 Agosto 2012



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