Uno stato Biscazziere
di Marika Demaria
In Italia, la terza industria è rappresentata dal gioco d’azzardo: 79.9 miliardi di euro di fatturato raccolti nel 2011, rispetto ai 60.9 miliardi nel 2010. Questi i dati dei Monopoli di Stato elaborati dal Censis e che trovano riscontro e seguito all’interno della pubblicazione Il gioco d’azzardo tra legale e illegale.
Un focus sul Piemonte, promossa dal consiglio regionale del Piemonte tramite l’osservatorio regionale sul fenomeno dell’usura e curata dall’osservatorio regionale di Libera Piemonte.
Come si legge nell’introduzione, “con questo rapporto è riassunto il lavoro condotto dall’osservatorio di Libera Piemonte sul tema del gioco d’azzardo tra aprile 2011 e giugno 2012. Nell’osservatorio convergono diverse componenti dedicate al monitoraggio dei beni confiscati, della corruzione, dell’usura e del racket sul territorio piemontese ma riconducibili al progetto nazionale denominato Sos Giustizia. Il settore del gioco, grazie alla possibilità di mescolare e confondere origine legale ed illegale, e con la complicità di criminali ed operatori della filiera, è uno dei settori preferiti dalle mafie per conseguire facili introiti contro il basso rischio di incorrere in sanzioni penali”.
La normativa civile e penale che disciplina il gioco d’azzardo (e come viene visto dall’Unione Europea), il gioco legale e quello illegale, i fenomeni di usura ed estorsioni, la pubblicità ingannevole: questi sono solo alcuni dei temi trattati dal dossier, per poi trasformarsi in una lente di ingrandimento sul Piemonte, per fornire al lettore numeri e casistica specchio di questa regione. È qui che si registra, a livello nazionale, la spesa più alta investita nel Bingo: avviene nella provincia di Verbania-Cusio-Ossola, con 639 euro spesi pro capite nel 2010. In Piemonte, nel 2010 la media pro capite di somme giocate alle New Slot è di 544 euro, con picchi come, appunto, Verbania, ma con province nettamente al di sotto della media, come Biella con 385 euro e Cuneo con 458.
Inoltre, in termini assoluti, la provincia di Torino è sul gradino più basso del podio per quanto concerne i soldi spesi per le New Slot: 1.266.998.326 euro, contro i 2.931.319.497 di Milano e i 2.129.925.026 di Roma.
Per quanto riguarda invece i dati relativi alle giocate di Gratta e Vinci e Lotterie effettuate nel 2010, Alessandria è la prima provincia piemontese con 172 euro di spesa pro capite, seguita a ruota da Verbania (162) e Novara (158). Paradossalmente, il capoluogo regionale è in fondo alla classifica, con 83 euro di spesa pro capite.
Complessivamente, secondo i dati Agicos, per i giochi vengono spesi 1.159 euro nella provincia di Verbania (nuovamente al vertice della classifica), 1.030 ad Alessandria, 933 a Novara, 926 a Torino e 891 ad Asti. Chiudono Biella con 648 euro pro capite spesi nel 2010, Cuneo con 725 euro e Vercelli con 870 euro.
Si tratta di dati in continuo aumento che rispecchiano la tendenza del resto del Paese. Per questo motivo, dal 2007 il gioco d’azzardo patologico (Gap) è stato inserito nel Piano Sanitario della Regione Piemonte, la quale stanziò, all’epoca, centomila euro per lo start up del progetto. Radicate nel tempo anche le principali operazioni antimafia condotte in Piemonte: da “Betulla” nel 1993 a “Tretre” del 2011, passando per successi quali “Cartagine” nel 1998 (quando furono condannati i boss calabresi Ursini, Belfiore, De Pace e Saffiotti con le accuse di contrabbando, usura, gioco d’azzardo, traffico di stupefacenti, estorsioni ed omicidi) e “Minotauro” dell’8 giugno 2011.
Gli aspetti illegali si confondono sempre più spesso con quelli legali, come ben evidenzia il dossier, il quale elenca alcuni dei giochi d’azzardo considerati a norma di legge (l’elenco completo è reperibile sul sito dei Monopoli di Stato): Lotto; 10 e Lotto; Superenalotto; Gratta e Vinci; SuperStar; SiVinceTutto Superenalotto; Eurojackpot; Totocalcio;Totogol scommesse; Big Match; Big Race; Ippica nazionale ed internazionale (compresa la variante delle scommesse ippiche in agenzia); Newslot; Video Lottery Terminal; Lotterie tradizionali ed istantanee; Bingo di sala e a distanza. Se si considera che – secondo i dati aggiornati al novembre 2011 e diffusi dal ministero dell’Economia e delle Finanze – le entrate dovute ai giochi sono aumentate del 10.6% rispetto allo scorso anno (leggasi: incremento pari a 1.200 milioni di euro), si deduce come lo Stato ricorra a questo settore per autofinanziarsi. Nel capitolo “Perché lo Stato amplia l’offerta di gioco” il meccanismo è ben delineato. Su ogni giocata che viene effettuata, lo Stato applica una tassa variabile da gioco a gioco: la più conosciuta è il prelievo erariale unico (Preu), relativa alle giocate alle macchinette. Riproponiamo l’efficace esempio riportato all’interno della pubblicazione. Su una giocata di 100 euro, 75 euro vanno erogati in vincite, ai quali si somma un euro di margine di sicurezza aggiunto dai produttori. Sottratti questi 76 euro, ne rimangono 24, che saranno così ripartiti: 12,6 euro andranno allo Stato sotto forma di Preu e 11,4 euro saranno divisi tra i Monopoli di Stato, il gestore della rete e i costi aziendali vari. Ergo, circa 12 dei 24 euro non erogati in vincite finisce nelle casse dell’erario.
Tutte queste condizioni rappresentano il substrato ottimale per le mafie, che nel gioco d’azzardo riconoscono un metodo sicuro ed efficace di incamerare denaro correndo una percentuale bassa di rischi. Non solo. Il gioco d’azzardo permette di riciclare i proventi delle attività illecite: aprendo una sala giochi, cambiando denaro in fiches (e viceversa) all’interno dei Casinò. E ancora. Poniamo il caso che un soggetto abbia vinto una somma con il Gratta e Vinci e che sia avvicinato da un esponente della criminalità organizzata. Quest’ultimo pagherà in contanti la somma al titolare del biglietto (aggiungendo anche un “bonus” in denaro) e si tratterrà il biglietto vincente, a riprova che le somme di denaro in suo possesso (ovviamente non dichiarate) sono frutto di quella vincita, come attesta il biglietto.
Infine, il gioco d’azzardo alimenta i fenomeni dell’usura e delle estorsioni. Sempre più soggetti non solo investono più nel gioco rispetto ai generi di prima necessità, ma si riducono sul lastrico poiché finiscono in un vortice per cui si ha sempre più voglia di giocare per riscattarsi delle somme puntate e perse. È in questo momento che entrano in scena gli usurai, i quali concedono una somma immediata di denaro per dare la possibilità alla propria vittima di sanare i debiti di gioco, salvo poi chiedere interessi vertiginosi. Gli estorsori e la criminalità organizzata in senso più ampio si avvalgono invece del gioco d’azzardo per ripulire il denaro frutto, ad esempio, di richieste di pizzo nei confronti di artigiani e commercianti.
Il dossier Il gioco d’azzardo tra legale ed illegale si conclude con un appendice dedicata alle interviste ad esperti del settore.
Fonte: Narcomafie.it 24 Luglio 2012
Nessun commento:
Posta un commento
Lascia un tuo commento