Don Ciotti: Ai ragazzi,
non bastano le parole
di Elisa Chiari
Ricomincia la scuola, da vent’anni almeno tra i banchi si
parla regolarmente di legalità. Le statistiche ci dicono però che il malaffare
nel Paese è tuttora epidemico. E’ solo troppo presto per fare bilanci o c’è
qualcosa da migliorare? L’abbiamo chiesto a don Luigi Ciotti, fondatore di
Libera, che su questa scommessa ha speso tanta parte della sua vita.
« Ci sono due volti », spiega, «uno molto positivo fatto del lungo e generoso
impegno educativo di insegnanti, animatori, anche di istituzioni, i cui frutti
si cominciano a toccare con mano, per esempio negli oltre seimila giovani che
hanno sacrificato le loro vacanze a lavorare nelle terre confiscate alle mafie.
Lo dico ben sapendo che l’educazione è un lavoro di lungo periodo. L’altro
volto, però, è fatto di tante contraddizioni: legalità è parola abusata, di cui
si riempiono la bocca anche coloro che vorrebbero applicarla a tutti meno che a
sé stessi. C’è dell’altro: senza responsabilità individuale e giustizia
sociale, la legalità diventa pura facciata, dietro cui si nascondono
sopraffazioni ».
Don Ciotti ha qualche suggerimento da dare anche ai progetti che si fanno nella
scuola: « E’ importante che non siano standard, ma calati nel contesto. Per
incidere devono prevedere un percorso, che non può limitarsi all’ascolto di
testimonianze per quanto forti. Dobbiamo imparare tutti a dialogare di più con
i ragazzi: educare con efficacia alla legalità implica esperienza e vita
vissuta, ai ragazzi servono punti di riferimento coerenti e credibili, che non
calino dall’alto il sapere, che li accompagnino a trovare una propria forma non
necessariamente assimilata alla nostra» . Il problema spesso non è nella
ricettività dei ragazzi, ma nella coerenza degli adulti: « I ragazzi notano le
contraddizioni tra ciò che si dice e ciò che si fa, se parlo di lotta alla
mafia, ma faccio leggi che depotenziano le indagini contro la corruzione, che
della mafia è l’anticamera, non sono credibile. A chi mi dice se la nostra
coscienza civile sia sufficientemente sviluppata non posso che rispondere con
un onesto “ancora no” : il problema non è solo in chi fa il male, è anche nei
troppi che si voltano dall’altra parte».
Fonte: Famiglia Cristiana 8 Agosto 2012
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