Camorra,
Bidognetti accusato
di disastro ambientale
di Massimiliano Ferraro
Il
curriculum criminale di Francesco Bidognetti ), alias Cicciotto ‘e
mezzanotte, storico capo dell’omonimo clan dei Casalesi, si arricchisce di una
nuova pensate accusa.
La Dia di Napoli ha infatti eseguito nei suoi confronti
un’ordinanza di custodia cautelare in carcere con l’accusa di disastro
ambientale aggravato dal metodo mafioso.
Secondo
gli inquirenti, dalla fine degli anni 80, Bidognetti avrebbe smaltito
illegalmente circa 800milia tonnellate di rifiuti in varie discariche di
Giugliano, comune della provincia nord di Napoli. Si tratterebbe in gran parte
di rifiuti industriali provenienti da aziende del Nord, in particolare quelli
dell’Acna di Cengio, sversati in Campania grazie alla copertura fornita della
Ecologia 89, società creata dallo stesso boss.
Oltre
a Bidognetti, l’indagine dei magistrati di Napoli riguarda anche Giulio Facchi,
ex subcommissario per l’emergenza rifiuti in Campania, e i due presunti
“strateghi” dei veleni, l’imprenditore Gaetano Cerci e l’avvocato Cipriano
Chianese.
Proprio Chianese, già arrestato nel 2006 e tuttora ai domiciliari, fu
per molti anni titolare delle società Sestri e Resit che gestivano le
discariche ubicate a Giugliano: ventuno ettari di territorio nella piena
disponibilità dei clan di Casal di Principe in cui sarebbero finiti scarti di
lavorazioni, rifiuti speciali, ospedalieri e urbani. Un business colossale già
descritto in passato dal pentito di camorra Dario De Simone, a detta del quale:
«Chianese con le discariche ha guadagnato miliardi».
Oggi,
in seguito a quegli sversamenti illeciti, nell’area della Resit di Giugliano è
stata accertata la presenza di impressionanti livelli di inquinamento. Oltre
cinquantasettemila tonnellate di percolato, spiega la Dia di Napoli, avrebbero
avvelenato la falda acquifera con il conseguente rischio «per l’agricoltura,
per la salute animale e la salute umana per la presenza di alcune sostanze con
concentrazione oltre il limite tabellare». Una contaminazione che durerà almeno
per i prossimi settant’anni e che secondo le previsioni toccherà la sua punta
massima nel 2064. Ma non è tutto, perché esiste il sospetto che le acque
tossiche siano state utilizzate anche per l’irrigazione dei campi coltivati,
esponendo così la popolazione al rischio di assumere cibi cancerogeni.
Veleni
e tumori. Non ci sono solo le 30.000 tonnellate di scarti pericolosi dell’Acna
di Cengio ad avvelenare la terra di Giugliano. Le dichiarazioni rese da alcuni
pentiti hanno consentito di avere un’idea tragicamente verosimile dello scempio
che ha interessato per un oltre ventennio l’antica Campania Felix.
«Duecentomila
tonnellate di sostanze tossiche ci furono pagate a 10 lire al chilo», aveva
confessato ai magistrati Gaetano Vassallo, ex imprenditore della camorra e ora
collaboratore di giustizia.
Dal 1988 al 1992, molte sostanze altamente tossiche
sarebbero state sversate abusivamente a Giugliano e Lusciano anche da alcune
aziende laziali:
«rifiuti liquidi provenienti da industrie, ospedali e
insediamenti civili», oltre che «da aziende di oli esausti della zona di
Velletri». Mentre altri micidiali veleni come «i rifiuti della MB, arrivavano
in speciali cisterne di acciaio anticorrosivo» e sapevano impressionare persino
gli stessi camorristi: «perché quella roba friggeva, era così potente che squagliava
anche le bottiglie di plastica che c’erano nel terreno». Anche i materiali di
scarto dell’industria concia toscana e chissà cos’altro ancora sono stati
l’origine di quella peste che nel giuglianese fa ammalare e morire.
Nella zona
si assiste infatti da anni ad un incremento preoccupante delle forme tumorali.
Uno
studio del 2005 del Dipartimento della Protezione Civile, denominato
“Trattamento dei rifiuti in Campania: impatto sulla salute umana”, parla di
significativi aumenti della mortalità per tumori al polmone, alla laringe, alla
vescica e al fegato. Viene inoltre segnalato il preoccupante aumento delle
malattie dell’apparato respiratorio. Anche un gruppo di ricercatori
appartenenti all’Istituto Superiore di Sanità, al Cnr di Pisa, all’Arpac,
all’Università di Napoli e a Legambiente, ha sostenuto che “la mortalità per
tumore è risultata significativamente accresciuta con riferimento ai tumori
maligni di polmone, pleura, laringe, vescica, fegato e encefalo”.
Fonte: Narcomafia.it 11 Dicembre 2012
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